Salvini: «La Regione Veneto resterà alla Lega». Ma è gelo con Zaia

Mercoledì 13 Marzo 2024 di Alda Vanzan
foto di repertorio

VERONA - Le strette di mano e i sorrisi a beneficio di fotografi e telecamere, i ringraziamenti e gli apprezzamenti reciproci sul palco.

Ma agli addetti ai lavori, a partire dai tanti leghisti che ieri hanno affollato LetExpo, la fiera della logistica in corso a Verona, non è sfuggito il gelo tra Matteo Salvini e Luca Zaia. Il vicepremier segretario della Lega e il governatore del Veneto si sono salutati, si sono seduti accanto al convegno sulla Pedemontana, ma parevano distanti anni luce. L’unica cosa ad accomunarli, 48 ore dopo il voto in Abruzzo che ha visto Forza Italia superare la Lega, è stato il modo in cui hanno scansato commenti e letture politiche dei numeri usciti dalle urne. «Io sono concentrato sull’amministrazione», ha ribadito Zaia, salvo ammettere che nella Lega «c'è un dibattito che è innegabile». Salvini ha confermato la linea del voto indispensabile: «Siamo stati determinanti, i nostri 43mila voti hanno fatto eleggere Marco Marsilio». Ed è stato a questo punto che ha anticipato i prossimi appuntamenti elettorali ipotecando il Veneto: «Il Veneto è e rimarrà orgogliosamente a guida leghista». Un messaggio a Fratelli d’Italia che in commissione al Senato ha bocciato l’emendamento sul terzo mandato ed è pronta a fare altrettanto in aula se il leghista veronese Paolo Tosato lo ripresenterà. Ma anche un messaggio interno, un po’ per calmare le tensioni che agitano la Lega veneta specie dopo l’espulsione dell’europarlamentare trevigiano Gianantonio Da Re e i timori di un ulteriore flop alle Europee. Dettaglio: ai giornalisti Salvini non ha parlato di terzo mandato per ricandidare Zaia, solo al convegno di Unioncamere ha puntualizzato: «Dovrebbero essere i cittadini a decidere, ma quanti partiti in commissione hanno votato a favore del terzo mandato? Noi. Siccome in democrazia contano i numeri, io ci riprovo, ma ovviamente prendo atto della maggioranza».


NERVOSISMO
Salvini ha detto sostanzialmente quattro cose: che l’affaire Da Re è già chiuso e non fa testo perché era solo «un militante»; che il Veneto resterà «orgogliosamente a guida leghista» anche se FdI ha già cominciato a reclamare lo scranno di Palazzo Balbi; che però non ci saranno corse solitarie, «il centrodestra sarà unito»; che non è in programma alcun congresso federale perché la priorità è vincere le elezioni Europee. E magari, ha sospirato, il generale Vannacci accettasse di candidarsi. Dopodiché, alle domande insistenti sulle richieste che dal Veneto di un confronto interno e di un cambio di linea politica, ha risposto duramente: «Il congresso in Veneto c’è già stato, siete ossessionati».


IL MONITO
Capitolo Regionali 2025. «In Abruzzo - ha detto Salvini - abbiamo fatto vincere il centrodestra. Ovviamente c'è un occhio alle prossime Regionali: il Veneto nel 2025, per quello che mi riguarda, rimarrà orgogliosamente leghista». Anche ipotizzando una cosa solitaria? «Noi lavoriamo per il centrodestra unito ovunque. Dopodiché può esserci qualche singolo caso a livello locale, incompatibilità o questioni fra Tizio e Caio, ma non saranno scelte nazionali».


ESPULSIONI
Capitolo da Re: non è che il segretario federale della Lega possa fare un salto a Vittorio Veneto per tentare una ricomposizione con l’ex segretario veneto della Liga, appena espulso dal partito? «La Lega ha migliaia di amministratori, di iscritti che lavorano in silenzio per la loro gente. Noi abbiamo approvato l'autonomia in un ramo del Parlamento, stiamo sbloccando cantieri, stiamo lavorando per le Olimpiadi in Veneto, stiamo ultimando il Mose, stiamo portando l'alta velocità attraverso tutta la regione. Noi abbiamo tanto tempo da dedicare al lavoro, non alla polemica».


CONGRESSO
È vero che ci sarà il congresso federale ad aprile? «Non ho mai parlato di un congresso ad aprile». Ci sono prospettive? «In Veneto c'è stato un congresso ed è finita in maniera assolutamente chiara. Si farà il congresso federale quando sarà opportuno, prima bisogna vincere le elezioni Europee». Tradotto: è inutile che ieri i Toni Da Re e oggi i Roberto Marcato contestino la linea politica del partito visto che nella loro stessa regione non più tardi di nove mesi fa hanno perso il congresso Veneto, o manco hanno partecipato. Tra parentesi: in fiera a Verona c’era anche il deputato padovano e segretario della Liga veneta Alberto Stefani e a nessuno è sfuggito il gesto di Salvini quando, scendendo dal palco inaugurale di LetExpo, ha invitato a un incontro a tre - Salvini, Stefani, Zaia. «Cinque minuti, dopo». Incontro che poi tutti hanno negato.


IN EUROPA 
Salvini ha auspicato che il centrodestra sia unito anche in Europa: «Mi dispiace che qualcuno preferisca Macron, per il Veneto e per l’Italia potrebbe essere un problema perché poi dall’Europa arrivano le boiate sulle auto elettriche, sulle bistecche sintetiche, sulle tasse sulla casa. Quindi spero che il centrodestra si è unito anche in Europa. Perché o l’Europa cambia o sarà un problema per tutti». Anche con Vannacci? «Mi piacerebbe anche con Vannacci, certo. Con tanti amministratori, tanti imprenditori anche senza tessera di partito in tasca, e perché no, con un generale dell'esercito che ha combattuto in mezzo mondo per l'onore del nostro Paese e ha tutto il diritto di scrivere libri e di candidarsi». Ma cosa potrebbe portare Vannacci alla Lega? «Io sto ragionando di un'Europa che va cambiata assolutamente, con persone libere e coraggiose. Anche in Veneto. Persone che non sono compromesse con il sistema, che vogliono un'alternativa all'Europa. C'è un partito che si chiama +Europa, chi sceglie la Lega sceglie meno Europa: meno burocrazia, meno tasse, meno regolamenti, meno divieti, meno ideologia pseudo green. Serve più Italia e più Veneto». E taglia corto quando gli si fa presente che in Lombardia c’è chi gli chiede “un passo di lato”: «Parliamo di cose serie».
 

Ultimo aggiornamento: 07:07 © RIPRODUZIONE RISERVATA
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