Lega ai ferri corti, Stefani stoppa Da Re: «Non usi quel simbolo e dopo 40 anni si faccia da parte»

Sabato 9 Marzo 2024 di ​Mauro Giacon
Toni Da Re e Alberto Stefani

PADOVA - La bordata numero uno è in chiave generale: «Chi è stato per 40 anni nella Lega ed ha ricevuto onori ed emolumenti dovrebbe farsi da parte e aiutare i giovani». Con la numero due andiamo sul personale. «Da Re non potrà usare il simbolo della Lega Nord quello è in mano al commissario Igor Iezzi è lui che decide a chi darlo anche se Da Re ha la tessera». Notare che Iezzi è un fedelissimo di Salvini. Con la botta numero tre si scende sul pratico. «In politica comandano i numeri, su 18 componenti della direzione l’80 per cento ha votato per il sì. Non mi pare una Lega spaccata, ma democratica quella che ha deciso che meritava l’espulsione». E la chiusa non poteva che riferirsi all’Autonomia. «Ai veneti credo interessi poco questa vicenda, quando in commissione Affari costituzionali alla Camera si sta andando al voto sull’Autonomia dopo che è già passata in Senato. In 30 anni non c’era riuscito nessuno».
Ecco come Alberto Stefani trentunenne segretario della “Lega per Salvini premier”, ieri ha dipinto il momento, rivendicando alla fine la circostanza che la Lega dalla prossima settimana presenterà i propri candidati sindaci attinti dal serbatoio degli amministratori unendoli alle liste civiche «perché siamo il partito delle comunità locali».
Il segretario ha negato ogni possibilità che possa scalfirsi la graniticità del movimento perché la faccenda, ha detto, era di un’altra natura: «Quando si scade nell’offesa a un militante questo è un atto dovuto.

E comunque certi provvedimenti non sono fuori dalla logica politica li adottano comunemente anche altri partiti. Io da quando sono segretario ho espulso solo 3 militanti».


IL RICAMBIO GENERAZIONALE 
Ma si intuisce che dietro c’è dell’altro. La voglia di affermazione di una generazione nuova. «La nostalgia è suggestiva ma adesso è ora di costruire il futuro con dei giovani che hanno gli stessi valori di un tempo ma chiedono meno slogan, meno parole vuote e più preparazione tecnica, più cultura politica. Ma soprattutto non tollerano che l’offesa a un militante faccia parte del loro linguaggio».
A sentirlo parlare sembra proprio che questa espulsione segni uno spartiacque, e non importa se qualcuno ci lascerà le penne. «Dal 2022 al 2023 abbiamo avuto il 30 per cento in più di iscritti, oggi ci sono 145 sindaci e 900 amministratori nel Veneto». Sono queste le figure che oggi fanno la Lega, non altre. «Capisco che quando non si conta più come prima, quando non si ha più il potere faccia rabbia, ma il partito non gira più intorno a loro, non a caso il 65 per cento dei militanti al congresso regionale ha scelto una certa squadra».
Importa di più a Stefani annunciare il “laboratorio” per le amministrative. «La prossima settimana presenteremo i nostri candidati sindaci. La Lega parte da sola con accanto delle civiche territoriali. I candidati saranno i sindaci e gli amministratori, un cantiere da replicare alla prossime regionali. La fucina sono proprio i municipi laddove si forma una classe politica capace e che potrà dimostrare come sia il consenso personale a fare la differenza. Niente persone calate dall’alto ma la valorizzazione di un patrimonio che solo la Lega possiede, legato alle comunità locali».
«In alcuni territori ci sono già intese di massima con il centrodestra e in altri costruiremo aggregazioni, ma noi avanziamo in chiave identitaria non antagonista rispetto agli alleati». Qualche anticipazione c’è già. Alessia Bevilacqua di nuovo in corsa ad Arzignano, come Marco Schiesaro a Cadoneghe e Catia Uberti a Paese. Poi la consigliera regionale Milena Cecchetto a Montecchio, Alessandro Burtini a Valdagno e probabile Gianluca Posocco a Vittorio Veneto: «è perbene non mi interessa se è amico di Da Re» ha accennato Stefani. Infine Rovigo: l’intesa con tutto il centrodestra è vicina, alla guida potrebbe esserci un civico.

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Ultimo aggiornamento: 10 Marzo, 14:03 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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