La risposta israeliana al raid iraniano è stato un vero successo? Dal punto di vista militare, per la maggior parte degli analisti non ci sono dubbi. Israele e i suoi alleati hanno intercettato il 99 per cento dei droni e dei missili lanciati dall’Iran.
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Un errore che si aggiunge alle accuse rivolte dal Jerusalem Post riguardo il mancato coordinamento tra agenzie di intelligence. In particolare, tra quella militare e il Mossad. Secondo il quotidiano, il successo dello “scudo” avrebbe coperto un nuovo fallimento dell’intelligence delle Israel defense forces. La Difesa non solo non avrebbe interagito in alcun modo col Mossad, ma avrebbe fatto affidamento su modelli “passati”. Poiché l’Iran non aveva mai risposto in modo feroce ai vari raid, gli analisti delle forze armate si sarebbero convinti che Teheran avrebbe fatto lo stesso anche questa volta. Senza calcolare che la Repubblica islamica poteva invece sfruttare l’attacco per dare una risposta spettacolare. Un errore non diverso da quanto avvenuto prima del 7 ottobre, quando Israele aveva ricevuto gli alert riguardo le attività di Hamas, ma tutti credevano che l’organizzazione non avrebbe osato attaccare in massa lo Stato ebraico compiendo strage di civili. Un fallimento che per le fonti israeliane avrebbe anche un motivo. E cioè che da quel tragico giorno di ottobre, chi tra i vertici aveva sottovalutato Hamas è ancora al suo posto.
«Tutte le azioni operative in Israele e nel mondo sono state effettuate da anni con la piena collaborazione tra Shin Bet, Idf e Mossad», hanno spiegato le forze armate al giornale israeliano. Ma i dubbi restano. Non solo per i documenti del Nyt, ma anche per le indiscrezioni trapelate Oltreoceano e che dicono che Washington non avesse saputo nulla del raid fino a pochi minuti prima dell’attacco.