Mestre. Caporalato tra i rider, la tolleranza zero di Deliveroo: «Anche noi piattaforme siamo danneggiate»

Mercoledì 4 Ottobre 2023 di Fulvio Fenzo
Solo a Mestre si contano circa duecento rider

MESTRE - «Il caporalato è un fenomeno di illegalità che intendiamo contrastare in ogni modo. Per questo la nostra piattaforma non solo adotta una politica di “tolleranza zero” nei suoi confronti, ma collabora fattivamente con le autorità competenti».


Deliveroo, una delle maggiori piattaforme per i servizi di ordinazione e consegna internazionali, commenta così i casi di “caporalato” tra rider denunciato ieri, attraverso il Gazzettino, dall’associazione mestrina che conta una trentina di lavoratori in questo settore, sui circa 200 che operano in città per le varie compagnie.

L’Italia Rider Association, questo il nome dell’associazione che offre servizi ai rider di tutte le nazionalità, ha infatti lanciato l’allarme sui casi di “cessione” degli account da parte di alcuni fattorini (in particolare pakistani e bengalesi) che “affittano” i cellulari e gli zaini ai loro connazionali, chiedendo una percentuale tra il 20 e il 40%, ma anche con l’effetto di abbattere le tariffe sulle consegne.


«ANCHE NOI PARTE LESA»
Se i rider coinvolti opererebbero per diverse piattaforme di consegna tra quelle presenti anche a Mestre, è Deliveroo a ricordare come “il contrasto al caporalato sia uno dei capisaldi del contratto nazionale dei rider che prevede, tra l’altro, il divieto di sostituzione dei lavoratori”. 


Di fronte a casi come quelli denunciati a Mestre dai rider, le piattaforme si sentono quindi anche loro “parte lesa”. «L’Italia e l’industria del food delivery, su impulso di Deliveroo, sono state le prime al mondo ad adottare misure restrittive per contrastare questo crimine che offende i lavoratori e danneggia le imprese - proseguono da Deliveroo (che nel mondo si appoggia a circa 135mila rider) -. AssoDelivery ha sottoscritto protocolli d’intesa per il contrasto al caporalato: quello di Milano del novembre 2020, firmato in Prefettura con Cgil, Cisl, Uil e Ugl, e quello nazionale del marzo 2021, alla presenza del ministro del Lavoro. Abbiamo un Codice Etico e ci siamo impegnati a non ricorrere ad aziende terze e a non permettere la sostituzione dei lavoratori». Secondo Deliveroo, a livello nazionale il fenomeno del caporalato tra i rider si starebbe riducendo: «Abbiamo anche implementato un sistema di riconoscimento facciale nella nostra App utilizzata dai rider che impedisce la sostituzione illegale dei lavoratori».


LE DENUNCE
Sistemi e misure che, per i rider mestrini, non sarebbero però sufficienti a contrastare la sostituzione tra caporali e “schiavi” che lavorano per meno di 2 euro a consegna, e che era stata anche al centro di una denuncia presentata alla Guardia di Finanza all’inizio di quest’anno, arrivando ad una serie di controlli a fine marzo anche con l’identificazione dei rider davanti ad un locale cinese tra piazza Ferretto e via Allegri. Ora l’associazione mestrina dei rider starebbe lavorando ad una nuova denuncia sul mancato rispetto delle norme Haccp (il trattamento dei cibi) da parte di chi viene “assunto” per sostituire i caporali. 


«PRONTI AD AIUTARLI»
«Da parte nostra - dichiara Gianfranco Rizzetto, segretario generale Nidil Cgil - abbiamo messo a disposizione i nostri uffici per dare assistenza legale ai rider, riscontrando molte anomalie contrattuali ma anche, e soprattutto, molto timore a rivolgersi al Sindacato, Continuiamo comunque ad essere disponibili ad incontrare le associazioni del territorio. Il 14 luglio scorso, nel corso della giornata di mobilitazione nazionale, abbiamo lanciato una campagna di sensibilizzazione e iscrizioni sia a Venezia che a Mestre. Ora, dopo la sentenza Uber Eats (proprio giovedì scorso il Tribunale di Milano ha giudicato illegittimo il licenziamento di quattromila rider di Uber Eats avvenuto lo scorso giugno, ndr.) speriamo che i lavoratori comincino a riporre maggiore fiducia». 

Ultimo aggiornamento: 5 Ottobre, 07:43 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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