Terzo mandato, affondo di Fedriga: «Scorretto ignorare le Regioni». Elly Schlein: «Il salva-Zaia era invotabile»

Sabato 24 Febbraio 2024 di Alda Vanzan
Massimiliano Fedriga e Luca Zaia

La premier Giorgia Meloni taglia corto: «Il Governo a rischio per il terzo mandato è l'ennesima speranza della sinistra che non troverà realizzazione». Intanto il suo vice Matteo Salvini si dice pronto alla sfida: «Il terzo mandato arriverà in aula e si voterà». Ma il giorno dopo la bocciatura in commissione Affari costituzionali al Senato dell'emendamento cosiddetto "salva-Zaia", la rasoiata arriva dal presidente della Conferenza delle Regioni Massimiliano Fedriga: «Scorretto decidere sull'organizzazione istituzionale e democratica delle Regioni senza le Regioni».


Se Meloni esclude che l'esecutivo sia in pericolo e anche da Forza Italia, con il ministro Maria Elisabetta Casellati si conferma che «il governo è coeso, nessuna crepa», Salvini non molla la presa.

E da Cagliari rilancia: «Secondo me è democratico che se uno si trova un buon sindaco, un buon governatore lo possa riscegliere, lo possa rivotare ed è un errore secondo me dopo due mandati pensionare bravi sindaci e bravi governatori. Noi parlamentari ad esempio non abbiamo un limite dei mandati. Detto questo, voterà il Parlamento e arriverà in aula». Ma «il terzo mandato non era nel programma, l'Autonomia sì», ribatte il ministro di FdI Daniela Santanché.


Si fa sentire anche il governatore leghista del Friuli Massimiliano Fedriga, nei panni di presidente della Conferenza delle Regioni: «Ci auguriamo che si ascolti anche chi è direttamente coinvolto perché mi sembrerebbe alquanto particolare che si limitasse a un dibattito tra parlamentari». Fedriga derubrica a «normali dinamiche parlamentari» la bocciatura dell'emendamento, ma dice di attendere «il prosieguo della discussione» e fa presente che proposta delle Regioni sul terzo mandato «è già emersa a dicembre all'unanimità: la Conferenza si è dichiarata favorevole». Tant'è che ha mandato una lettera al ministro Calderoli con la richiesta «di avviare un confronto costruttivo e collaborativo con il governo».


Intanto uno dei diretti interessati, il governatore leghista Luca Zaia, rileva un aspetto singolare della vicenda: «Trovo strano che ci siano persone che votano a favore del blocco del terzo mandato dei sindaci e dei presidenti di Regione, che sono eletti direttamente dal popolo, e poi ci sono alcune persone che sono da quattro o cinque legislature in Parlamento. Io ho ancora un anno e mezzo o due di mandato, e cercheremo di capire. Siccome qualcuno ha detto che il Parlamento è sovrano, vedremo quanta sovranità saprà esprimere. Ma soprattutto la sua sovranità dovrà essere rispettosa di quella popolare». E per il presidente della Liguria, Giovanni Toti, si rischia lo scontro istituzionale «visti i ricorsi che molti stanno ventilando».


L'OPPOSIZIONE
«Il "salva Zaia" era invotabile», dice la segretaria del Pd Elly Schlein, alle prese con i suoi sindaci e governatori in subbuglio, oltre che con le critiche dell'area di Stefano Bonaccini. «Nel Pd - dice Schlein - ci sono persone fortemente a favore del terzo mandato e persone fortemente contrarie. Noi in Direzione abbiamo provato a trovare una sintesi immaginando una riforma complessiva che, oltre al numero dei mandati, preveda i necessari pesi e contrappesi. E questo impegno proseguirà nel modo in cui la Direzione del partito si è impegnata a fare». Ma il sindaco di Milano Beppe Sala non resta in silenzio, parla di «scontro sgradevole» e ricorda che i sindaci dem «hanno vissuto negativamente il non sentirsi appoggiati dal proprio partito».


LA NORMA
Resta da capire se, e quando, la Lega ripresenterà l'emendamento. «Il Parlamento è sovrano - dice al riguardo il veneziano Raffaele Speranzon, vicecapogruppo di Fratelli d'Italia al Senato - : se ci sarà l'intenzione e la volontà di qualche deputato o di qualche senatore di presentare in aula la proposta, legittimamente il Parlamento esprimerà il suo consenso o il suo dissenso rispetto al testo che verrà proposto. Questo è un tema che interessa forse alla stampa, ma non agli italiani. È legittimo che ci siano iniziative parlamentari al di fuori del mandato di governo, ma dal nostro punto di vista le cariche monocratiche elettive, non chi ha ruoli di rappresentanza all'interno di camere legislative, devono avere un limite di due mandati, cosi come avverrà per il premier con la riforma del premierato».
La Lega, però, ci conta. «Qualcuno ha deciso di bloccare la democrazia - dice Francesca Scatto, consigliere regionale veneta -. Ma la strada verso il 2025 è ancora lunga. E tante cose possono succedere». Un'ipotesi è di modificare la legge elettorale del Veneto. «È sufficiente - dice l'ex consigliere veneto Mariangelo Foggiato - cambiare una parola, mettere tre anziché due mandati». E il limite fissato dalla legge statale del 2004? Quello già non lo considerano i governatori della Puglia Michele Emiliano («Noi non abbiamo limiti, in teoria il presidente si può ricandidare 100 volte») e della Campania Vincenzo De Luca («Non abbiamo recepito la legge nazionale»). Alla faccia dei costituzionalisti che hanno già paventato carte bollate.

Ultimo aggiornamento: 10:07 © RIPRODUZIONE RISERVATA
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