Treviso. Autovelox in tangenziale, vertice tra i giudici dopo la multa annullata: «Servono linee guida»

Martedì 23 Aprile 2024 di Giuliano Pavan
Il caso delle multe con l'autovelox in tangenziale preoccupa il tribunale: vertice tra i giudici di pace

TREVISO - Il caso degli autovelox in tangenziale a Treviso bocciati dalla Cassazione perché non omologati sta scuotendo anche il tribunale. «Se ci sarà un incremento considerevole di ricorsi li valuteremo caso per caso, come accade per ogni altra causa. Al momento non abbiamo una linea di condotta, ci sarà un confronto con i giudici di pace per definirla» afferma Antonello Maria Fabbro, presidente del palazzo di giustizia di via Verdi. Il timore che nei prossimi giorni vengano depositate decine e decine di opposizioni alle multe erogate dal Comune di Treviso utilizzando l’apparecchiatura fissa Red Speed Evo L2 (di cui è proprietario, ndr) a conti fatti c’è. Ma non tale da prevedere di poter intasare le attività dei giudici di pace nonostante siano solo tre in servizio (più uno a tempo parziale, ovvero presente due giorni a settimana su cinque, ndr) rispetto ai nove previsti dalla pianta organica. E nonostante il fatto che la Legge Cartabia abbia aumentato le loro competenze per sgravare sia il settore civile dai contenziosi sia quello penale dai processi.

L’ORDINANZA

La seconda sezione civile della Corte di Cassazione per la prima volta ha messo nero su bianco che la definizione di “approvazione” degli apparecchi fissi per la rilevazione della velocità non equivale a “omologazione”, prevista dal codice della strada per rendere valide le multe erogate. Da qui il vuoto normativo che rischia di scatenare un effetto valanga sul fronte dei ricorsi. Ovviamente quelli ancora presentabili, cioè entro 90 giorni da quando è stata notificata la sanzione amministrativa. Il fatto che, non essendo una sentenza, non valga come precedente, cambia poco: l’ordinanza non fa giurisprudenza ma potrà dettare una linea di condotta. Ecco quindi che il confronto tra il presidente del tribunale di Treviso e i giudici di pace si rende necessaria. «Avere una linea comune credo sarà la diretta conseguenza, una volta analizzato nel dettaglio quello che hanno scritto i giudici della Cassazione - continua Fabbro - Parliamo però di una linea che riguarda quel singolo apparecchio».

Già, perché per tutti gli altri si dovrà seguire lo stesso iter: rilevazione, sanzione, ricorso, appello, impugnazione e ordinanza, sia che a “vincere” sia l’automobilista sia che a spuntarla sia invece l’ente (Comune, Provincia, Regione o concessionari).

IL FRENO

A frenare l’effetto valanga dei ricorsi ci sono comunque i costi per affrontare la causa. Motivo per cui sono pochi quelli finora in essere in tribunale a Treviso, come sottolineato dallo stesso presidente Fabbro. Innanzitutto è obbligatorio il versamento del contributo unificato di 43 euro per tutti i contenziosi sotto i 1100 euro (come nel caso delle multe per eccesso di velocità) al quale va aggiunta la parcella del legale (di media più onerosa del contributo unificato). Il risultato, considerando che se la sanzione amministrativa viene pagata entro 5 giorni ne viene ridotto l’importo, è più conveniente per un automobilista aprire il portafogli e saldare il conto con il Comune (nel caso specifico, parlando degli autovelox in tangenziale, ndr). Anche perché non si è certi di avere ragione. «È vero che l’ordinanza della Cassazione ha distinto per la prima volta il concetto di approvazione da quello di omologazione - chiude il presidente Fabbro - ma in passato ci sono state anche pronunce contrarie. Segno che se sul caso non si esprime la Cassazione a sezioni unite c’è sempre un margine di discrezionalità dei giudici». Il passo successivo, prima di decretare come fuorilegge tutti gli autovelox fissi in tutta Italia, è appunto quello di colmare il vuoto normativo o per via giudiziaria o per via politica. Nel frattempo sembra però scontato che il tribunale di Treviso, da qui in avanti, si veda recapitare una lunga serie di opposizioni alle multe erogate in tangenziale. Circostanza che spingerà anche i giudici a doversi uniformare all’ordinanza della Cassazione ancor prima venga definita una linea di condotta, sollecitando quel confronto già previsto dal presidente Fabbro per evitare che il tribunale si ritrovi impreparato.

Ultimo aggiornamento: 16:58 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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