Brennero, ispezionati cento Tir: «Basta con il falso made in Italy»

Mercoledì 10 Aprile 2024 di Angela Pederiva
Brennero, ispezionati cento Tir: «Basta con il falso made in Italy»

L'autista apre il portellone, gli agenti e i militari salgono sul cassone, lo speaker scandisce al megafono l'elenco delle merci, gli attivisti in giallo fischiano. È la scena che, nell'arco di due giorni, al Brennero si è ripetuta un centinaio di volte: una per ciascuno dei tir, delle autobotti e dei camion-frigo che sono stati ispezionati dalla Polizia, dal Nas dei Carabinieri, dalla Guardia di finanza e dalla Repressione frodi, in occasione della mobilitazione promossa da Coldiretti che ha portato al valico fra il Tirolo austriaco e il Nordest italiano 10.000 agricoltori, di cui 1.600 arrivati dal Veneto, per avviare una raccolta di firme a sostegno di una proposta di legge di iniziativa popolare sull'estensione dell'indicazione di origine in etichetta a tutto l'agroalimentare in commercio nell'Unione europea. «No fake in Italy», è lo slogan ribadito dal presidente regionale Carlo Salvan, commentando sequestri e accertamenti per i sospetti di raggiri sul "made in Italy": anguille provenienti dal Baltico e destinate a Chioggia, pomodori in viaggio dal Belgio verso Verona, uva dall'India all'Emilia Romagna con etichettatura solo in lingua hindi, ortofrutta sfusa in cassette prive di qualsiasi specificazione, formaggio prodotto all'estero ma marchiato con la bandiera tricolore...


SALUBRITÀ


In gioco c'è la salubrità dei cibi, attacca Salvan: «È ora di fermare le frodi alimentari e di dare certezze ai consumatori su ciò che acquistano.

Ciò che denunciamo non sono solo i prodotti che entrano in Italia illegalmente, perché privi dei necessari titoli per poterlo fare, per poi essere venduti come "made in Italy", ma anche quelli che subiscono solo un'ultima minima lavorazione in Italia e diventano a tutti gli effetti italiani al 100%, grazie al Codice doganale che da anni Coldiretti chiede a gran voce di modificare». Il meloniano Luca De Carlo, presidente della commissione Agricoltura al Senato, sottoscrive la petizione e lancia la promessa: «Dopo la legge contro il cibo sintetico, garantisco il nostro impegno per lavorare insieme anche sul Codice doganale, perché è una necessità dell'Italia». Aggiunge il leghista Federico Caner, assessore veneto di comparto: «Non è una presa di posizione contro la libera concorrenza, ma semmai l'ennesimo tentativo di fermare l'invasione di cibo straniero spacciato per italiano e a volte non conforme». L'associazione di categoria cita i risultati dello studio sul Sistema di allerta rapido per alimenti e mangimi: nell'ultimo anno sono stati 422 (+42%) gli allarmi su cibi importati a causa di residui di pesticidi vietati in Italia e di altre sostanze pericolose per la salute, rilevati «in quasi 6 casi su 10».


MEZZO SECOLO


È ormai mezzo secolo che Coldiretti presidia il Brennero, dal latte versato nel 1973 contro i prezzi troppo bassi degli esportatori tedeschi e olandesi, al raduno "salva-formaggio" nel 2015 contro l'utilizzo delle polveri nella caseificazione. «È sempre un pugno allo stomaco partecipare a questa manifestazione», confida un veterano. Ma anche un under 30 come Marco De Zotti, delegato regionale di Giovani Impresa, ha motivo di indignarsi: «Cassette di asparagi ungheresi diretti in Veneto, terra dei turioni blasonati e tutelati da Badoere a Cimadolmo, da Bassano a Bibione. Con questo patrimonio, che bisogno c'è di importarli?». Una mamma stringe al petto sua figlia, mentre assiste alle operazioni. «Questa battaglia è anche per lei e per tutti i bambini», dice Valentina Galesso, presidente delle imprenditrici di Coldiretti Veneto, mentre i camion si mettono in coda per aspettare la fine dei controlli e poter transitare senza problemi. Ai conducenti, ritenuti privi di responsabilità rispetto alle strategie delle aziende, vengono donate le mele del Trentino.

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