PORDENONE - Non c'è adunata alpina senza la sfilata, momento finale e celebrativo di una tre giorni fatta di allegria, ricordi e di immancabili bevute per chi il cappello con la penna lo ha indossato o ha ascoltato i racconti dei nonni che parlavano di orgoglio, di coraggio e di morti.
IL GRAZIE
"Alpini una volta. Alpini sempre", uno slogan che ben descriive le espressioni nei volti di chi camminava davanti alle persone, quelle che li abbracciavano con applausi e sorrisi, e alle autorità. C'erano anche le penne nere del Nucleo cinofilo di soccorso con i loro cani, protagonisti di ricerche nell'ambito di importanti fatti di cronaca. C'erano anche quelli che "non sono tornati, ma sono qui con noi" perchè l'alpino non dimentica mai quelli che sono andati avanti. Non è mancato il cenno all'adunata pordenonese, nel 2014, il cui ricordo, grandine compresa, è ancora nelle menti di chi lo ha vissuto. Un grazie alle nostre penne nere anche per la loro presenza «in tutti i monumenti realizzati dagli alpini nel mondo: piastrellisti, muratori, intonacatori, idraulici. Squadre che tra le tante, hanno costruito la Casa della Via di Natale che accoglie i famigliari dei malati oncologici in cura al Cro di Aviano». Hanno sflitato per lunghi minuti gli alpini del pordenonese con l'orgoglio che è anche quello di chi non dimentica.