LONGARONE - «Più che un lavoro per noi era volontariato. Ma davanti alla prospettiva di rimetterci ci siamo dovuti arrendere». Dietro la porta in alluminio con il vetro zigrinato, destinata a non riaprirsi, c'è la storia del negozio di Vincenzo e Laura: un alimentari che dal 1949 è stato un punto di riferimento per la comunità del longaronese. Nei drammatici giorni del Vajont, subito dopo il 9 ottobre del 1963, i militari salivano al forno Sacchet per comprare il pane. Un'attività commerciale che il due gennaio 2020 non ha riaperto i battenti e non lo ha fatto neppure ieri mattina quando anche l'ultimo dei bellunesi è tornato dalle ferie.
Scontrino elettronico, i piccoli negozianti in rivolta: "Rischiamo di chiudere"
NON NE VALE LA PENA «Certo che sono arrabbiato, sono arrabbiato con tutti - spiega Vincenzo, una vita dietro il banco a servire i clienti - per settimane ho provato a capire cosa potessi fare ma più ci ragionavo più tutti mi dicevano capisco, effettivamente non ne vale la pena e alla fine abbiamo capito che non potevamo più andare avanti. Così abbiamo chiuso: faremo i nonni». L'ostacolo, insormontabile, non è solo il registratore di cassa che deve essere in grado di emettere lo scontrino elettronico ma è soprattutto la possibilità di avere una linea internet, in una zona in cui anche i telefoni cellulari faticano ad avere copertura e una rete wifi è un miraggio.
Decine di negozi di montagna chiusi a fine 2019: «Questo è un omicidio»
VITA DI MONTAGNA Nel piccolo punto vendita che si trova a Podenzoi (frazione di 200 anime prima nel comune di Castellavazzo, poi fuso con Longarone) entravano una trentina di persone al giorno: «Forse anche meno» si schermisce il 68enne commerciante fino all'ultimo giorno del 2019. Ciò che è certo è che già ieri mattina a lui e alla moglie hanno fatto visita un gran numero di vicini. Tutti preoccupati per la loro spesa. L'alternativa al casolino dei Sacchet è infatti a dieci minuti d'auto: a Longarone. «Anche noi dovremmo attrezzarci per andare giù a fare la spesa e sappiamo che in inverno e con la neve non è cosa semplice» prosegue Sacchet.
La morte dei negozi di montagna, la lotta all'evasione fiscale lascia Podenzoi senza l'alimentari
SERVIZIO DI PROSSIMITÀ Per ora l'umore tiene: «Sono passati solo pochi giorni dalla chiusura - spiega Novella, la figlia dei gestori, che ha provato ad aiutare mamma e papà a coronare il loro sogno di tenere aperti i battenti - ancora devono metabolizzare. Dopo che hanno manifestato di voler chiudere, politici e amministratori si sono resi disponibili a cercare una soluzione per aiutarli ma è chiaro che ormai è troppo tardi». A Podenzoi, dove gran parte dei residenti sono pensionati, non sarà più possibile attendere in poltrona l'arrivo di Vincenzo con il sacchetto della spesa: nei piccoli centri il negozio di alimentari è infatti ben più di uno scaffale da cui prendere latte e prosciutto. È un punto di riferimento. Un pilastro della qualità della vita che è stato abbattuto, in nome del rigore anti-evasione.
«Noi teniamo duro»: quella bottega nascosta che resiste da 70 anni
IL TENTATIVO «I corrispettivi per chi non ha grandi volumi - prosegue Novella - si possono inviare anche a fine giornata, tutti in una volta. Ma sarebbe stato comunque necessario aprire una linea internet con i costi connessi per un'attività commerciale. Non sarebbe stato possibile attivarne una per i privati e usarla per il negozio». Insomma, il rispetto della legge, in modo intransigente, è una condizione che per i Sacchet non è negoziabile. Davanti all'ipotesi di poter aggirare le norme hanno risposto in modo chiaro e inequivocabile. «Noi chiudiamo, facciamo i nonni».
Hai scelto di non accettare i cookie
La pubblicità personalizzata è un modo per supportare il lavoro della nostra redazione, che si impegna a fornirti ogni giorno informazioni di qualità. Accettando i cookie, ci aiuterai a fornire una informazione aggiornata ed autorevole.
In ogni momento puoi modificare le tue scelte tramite il link "preferenze cookie".