Kosovo-Serbia, Putin e la tensione nei Balcani: «Così lo Zar sta aprendo un nuovo fronte contro l'Occidente»

Lo zar - secondo gli analisti - si sta muovendo nei Balcani occidentali, che rappresentano la propaggine più debole della Nato e un obiettivo «conveniente» per le ambizioni della Russia

Lunedì 2 Ottobre 2023
La polveriera del Balcani: «Putin sta aprendo un nuovo fronte contro l'Occidente»

Il presidente russo Vladimir Putin «sta aprendo un nuovo fronte contro l’Occidente».

Secondo l’analisi di Ivana Stradner, ricercatrice della Foundation for defense of democracies, lo zar si sta muovendo nei Balcani occidentali, che rappresentano la propaggine più debole della Nato e un obiettivo «conveniente» per le ambizioni della Russia.

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L’attacco terroristico contro la polizia nel nord del Kosovo avvenuto il 24 settembre, scrive Stradner in un approfondimento per il Telegraph, per Mosca «è un sogno che si avvera: Serbia e Russia stanno preparando da mesi i serbi all’escalation in Kosovo, alimentando le tensioni nei Balcani per distrarre l’Occidente dalla guerra in Ucraina».

La situazione Balcani

La Ue ha sviluppato una politica per sostenere la graduale integrazione dei paesi dei Balcani occidentali nell’Unione europea. Il primo luglio 2013 la Croazia è stata il primo dei sette Paesi ad aderire all’Unione, mentre Albania, Bosnia-Erzegovina, Montenegro, Macedonia del Nord e Serbia sono paesi candidati. Sono stati avviati negoziati di adesione e aperti capitoli di negoziato con Montenegro e Serbia, nel luglio 2022 sono stati avviati negoziati con Albania e Macedonia del Nord e nel dicembre 2022 il Kosovo ha presentato domanda di adesione alla Ue.

E proprio in questo Paese resta altissima la tensione interetnica, dopo gli scontri armati di una settimana fa a Banjska il Paese vive una delle peggiori crisi degli ultimi anni e vede allontanarsi sempre più la possibilità di una soluzione negoziata del contenzioso tra Belgrado e Pristina. Ad appesantire l’atmosfera in quella che resta un’autentica polveriera nel cuore dei Balcani sono giunti da una parte l’annuncio della Nato sull’invio di truppe supplementari per il rafforzamento della Kfor, dall’altra l’allarme degli Stati Uniti, secondo cui la Serbia starebbe ammassando truppe a ridosso del confine con il Kosovo.

 

Ambizioni russe

«Di fronte alle crescenti tensioni, il principale obiettivo strategico di Vladimir Putin è ora chiaro: smantellare la Nato e mettere in luce le debolezze dell’alleanza. Mentre la Russia subisce battute d’arresto in Ucraina, la minaccia immediata per i membri della Nato come la Polonia e gli Stati baltici potrebbe essere in qualche modo mitigata. Tuttavia è nei Balcani che il braccio più debole della Nato rappresenta un obiettivo adatto per le ambizioni della Russia», sottolinea Ivana Stradner. Otto giorni fa, in uno dei peggiori scontri da quando il Kosovo ha dichiarato l’indipendenza dalla Serbia nel 2008, dozzine di serbi pesantemente armati hanno attaccato la polizia nel nord del Paese e si sono barricati in una chiesa ortodossa.

Un blitz che ha provocato la morte di un poliziotto e di tre degli aggressori. Il presidente serbo, Aleksandar Vučić, ha negato ogni coinvolgimento, lamentandosi con l’ambasciatore russo in Serbia che il primo ministro del Kosovo, Albin Kurti, stava conducendo una «brutale pulizia etnica» con l’appoggio dell’Occidente. «Questa escalation è un sogno diventato realtà per Mosca - riflette la ricercatrice - Gli abitanti sono stati inondati di propaganda che ripeteva la vecchia affermazione secondo cui il Kosovo appartiene alla Serbia e un articolo in particolare sosteneva che la Gran Bretagna stesse preparando una guerra lì. Come sa chiunque studi la storia dei Balcani, tale retorica ha già alimentato la violenza etnica nella regione».

Baratro pericoloso

Secondo Stradner la Russia si è affrettata a trarre vantaggio dall’attacco. Un portavoce russo ha dichiarato che «l’ulteriore pressione occidentale» stava portando «l’intera regione dei Balcani su un baratro pericoloso». Vladimir Putin è consapevole di non avere bisogno di inviare forze militari nei Balcani: può usare la guerra ibrida per destabilizzare la regione e ristabilire la Russia come unico negoziatore credibile del conflitto, sottolinea la ricercatrice. Questo piano raggiunge tre obiettivi: distrarre l’Occidente dall’Ucraina, rafforzare la posizione regionale di Mosca e accrescere la pressione di Putin sulle potenze occidentali preoccupate che il conflitto nella regione si infiammi. Anche la Serbia ne trae vantaggio.

Vučić ha intensificato e poi allentato la situazione in Kosovo «posizionandosi come pilastro di stabilità e utilizzandolo come merce di scambio con l’Occidente». Il suo scopo è mantenere il potere e la crisi del Kosovo lo aiuta a distogliere l’attenzione dalle questioni politiche interne e accrescere il sostegno per le prossime elezioni. «Tre decenni dopo la sanguinosa disgregazione della Jugoslavia, le tensioni etniche nei Balcani non sono mai scomparse. Nonostante la superiorità militare complessiva della Nato, essa ha una posizione o un’influenza debole nei Balcani e lì la Russia continua a superarla numericamente. È tempo che la Nato rafforzi la propria presenza nella regione - conclude Stradner - e intraprenda azioni che facciano sentire alla Russia il bisogno di difendersi».

Ultimo aggiornamento: 11:29 © RIPRODUZIONE RISERVATA