Il voto sul fine-vita è stata una scelta di coscienza, ma dall'evidente significato politico. A destra e a sinistra

Giovedì 18 Gennaio 2024

Caro direttore,
che tipo di cortocircuito politico -rappresentativo è, un voto in consiglio regionale contrario all'opinione dell'82% dei veneti, favorevoli alla proposta di legge compassionevole dell'associazione Luca Coscioni sul fine vita? Possiamo vedere qualcuno vivere tutte le pene dell'inferno bruciando vivo a fuoco lento solo perché il suo cuore dopato dalla medicina più avanzata è impedito a cedere ingannato-intontito dagli analgesici, mentre il cervello urla di essere graziato?

Fabio Morandin
Venezia


Caro lettore,
su un tema così eticamente sensibile ogni posizione va rispettata.

E credo sia anche inutile chiedersi in che misura e se questo pronunciamento del Consiglio regionale rappresenti davvero il sentire, culturalmente molto trasversale, dell'opinione pubblica veneta sul fine-vita. Meglio rimanere ai fatti, cioè al voto di martedì che ha bocciato la legge che regolava questa materia in coerenza con quanto stabilito dalla Corte Costituzionale. Da questo punto di vista non vedo nessun particolare corto-circuito. Al contrario, quel voto fotografa alcune dinamiche e tensioni che attraversano da diverso tempo la politica veneta e non solo. Mi sembra evidente che un tema etico come il fine-vita, su cui era normale attendersi un certo numero di voti svincolati dalle logiche di schieramento, sia stata sfruttato "anche" per una prova di forza dentro il centro-destra. Dove in palio c'è la possibile successione a Luca Zaia alla guida della regione. L'obiettivo di qualche alleato era mandare un segnale proprio a Zaia, che di questa legge è stato uno dei fautori. Per indebolirne l'immagine dentro e fuori la Lega. E provare a frenarne magari anche le ambizioni di terzo mandato. Già le prossime settimane ci diranno se e in che misura questo obiettivo sia stato raggiunto. Martedì Zaia, anche se la maggioranza ( 16) dei consiglieri leghisti ha votato con lui, ha certamente incassato una sconfitta. Forse, soprattutto negli ultimi giorni, l'aveva pure messa in conto. Ma ha scelto di non piegarsi a logiche di scambio e di andare avanti per la sua strada. Chi ha pensato con il voto di martedì di azzopparlo farà bene a tenerne conto in vista di mosse e sfide future: la determinazione, come si è visto, non è una qualità che fa difetto al governatore veneto. E se nel centrodestra il voto ha lasciato non pochi strascichi, neppure il Pd se la passa molto meglio. Il voto compatto del suo gruppo avrebbe potuto far passare la legge. Ma i dem hanno dovuto registrare una defezione, quella della consigliera Bigon, che si è astenuta e con il suo non-voto ha fatto bocciare la legge. Scelta di coscienza. Legittima e da rispettare, ovviamente. Ma che ha condannato ancora una volta il Pd veneto all'irrilevanza.

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