Alessio D'Amato, assessore regionale alla Sanità del Lazio, è intervenuto sulla questione delle pillole di iodio. I timori legati a un possibile attacco russo nei confronti dei reattori sta infatti determinando un rapido aumento delle vendite di compresse a base di iodio in diversi Paesi, a partire dal Belgio e dall’Olanda. Nazioni in cui, vista la presenza di centrali, ci sono una predisposizione culturale e un’organizzazione che portano già alla distribuzione gratuita di questi farmaci nelle aree più esposte al rischio nucleare. «In queste ore c'è una corsa ingiustificata a richiedere in farmacia medicinali a base di iodio.
Farmacisti: nessun allarme
La Federazione degli Ordini dei Farmacisti Italiani (Fofi) precisa che non vi è alcun allarme che giustifichi la richiesta in farmacia di compresse di iodio, da assumere per prevenire o per arginare eventuali danni provocati da emissioni radioattive. «Da parte delle Autorità competenti - chiarisce Andrea Mandelli, presidente Fofi - non vi è alcuna indicazione all'approvvigionamento di iodio per un'eventuale minaccia nucleare. Pertanto, la richiesta di medicinali a base di questa sostanza è del tutto ingiustificata». «L'uso indiscriminato e inconsapevole di questi prodotti è da sconsigliare - spiega - sia a scopo preventivo, per il quale non vi sono evidenze di efficacia, sia per finalità terapeutiche. L'assunzione di farmaci a base di iodio, come per tutti i medicinali, deve avvenire esclusivamente su indicazione e sotto la supervisione del personale sanitario, e in base agli indirizzi delle autorità sanitarie competenti».