VENEZIA - Il padiglione Fassina riapre lunedì con 40 posti letto al quarto piano. Dopo domani, dunque, la parte vecchia dell’ex ospedale di Noale tornerà ad accogliere i pazienti covid. Così l’Ulss 3 Serenissima corre ai ripari di fronte all’aumento esponenziale dei contagi che si sta registrando anche nel veneziano e che a strettissimo giro potrebbero tradursi in tanti, nuovi ricoveri da gestire. L’azienda sanitaria diretta da Edgardo Contato si gioca questa carta, ma nel frattempo non lascia nulla di intentato, ha messo in allerta tutti i propri ospedali e sonda anche altre possibili soluzioni: dagli ospedali di comunità ai privati convenzionati, come Villa Salus sul Terraglio e Policlinico San Marco in via Zanotto, a cui ha già chiesto di attivare dei posti in caso di necessità.
La clinica delle suore Mantellate di Pistoia già con la prima ondata della pandemia aveva assolto in maniera egregia alla funzione di covid hospital, riconvertendo piani e servizi per mesi.
“Il padiglione riapre mantenendo una funzione emergenziale, come spazio di accoglienza non ospedaliera”, spiega Contato contestualizzando la decisione: da un lato l’emergenza determinata una settimana fa dalla comitiva dei 26 greci giunti (quasi tutti) positivi in città e ricoverati un po’ dovunque – 16 proprio a Noale, nel monoblocco più nuovo, 8 al covid hotel e 2 a Dolo – ha acceso la spia evidenziando il bisogno di avere più letti pronti, subito; dall’altro c’è da fare i conti col ritorno dei turisti in massa a Venezia, valendo l’equazione più assembramenti uguale maggior rischio di infezioni. “Questo territorio crocevia ha ricominciato a ricevere centinaia di migliaia di persone e ci prepariamo ad affrontare anche una possibile nuova fase calda della diffusione del contagio – sottolinea Contato – Bene, quindi, che su impulso della Regione l’Ulss 3 abbia a disposizione uno spazio ampio, che possa svolgere il ruolo di grande e flessibile luogo di accoglienza, sul modello dei covid hotel. Chi, infatti, va accolto perché positivo, ma non ha sintomi e non necessita di cure, non deve gravare sugli ospedali e trova invece in una struttura come il Fassina uno spazio attrezzato, isolato e appropriato”. Va, peraltro, ricordato che il Fassina fu recuperato facendo conto su un potenziale massimo, tra tutti i piani, di 120 posti letto, in caso di maxi emergenza da covid. Capitolo personale: se lo scorso anno fu impiegato quello del terzo piano del monoblocco dove c’era la Lungodegenza, riconvertita in ospedale di comunità e in unità territoriale riabilitativa, approfittando della parziale chiusura del reparto per il cantiere, adesso invece l’Ulss 3 dirotterà a Noale una parte degli addetti in questi mesi in servizio nei centri vaccinali dove, nell’ultimo periodo, l’attività si è ridotta.