Lolli e l'erede Trabujo a braccetto, il segnale dei boss al Tronchetto: la Mala del Brenta è tornata

Mercoledì 1 Dicembre 2021 di Maurizio Dianese
Loris Trabujo e immagini dei Ros dei pedinamenti fatti ai membri della banda

VENEZIA - Un matrimonio e una passeggiata. Perchè, come insegna il Padrino, in certi ambienti sono i simboli che contano e non le parole. E così la simbolica passeggiata, al Tronchetto, di Gilberto Boatto detto Lolli, il capo della banda dei cosiddetti mestrini, sottobraccio a Loris Trabujo, il suo erede designato, ha fatto capire a tutti, da quel giorno, chi era il nuovo re del Tronchetto. Il capo, Gilberto Boatto, era ad uno dei suoi primi permessi premio, con l'ergastolo ancora sulle spalle che lo costringeva a tornare ogni notte in carcere, ma una volta a Venezia si era subito fiondato al Tronchetto, a farsi vedere in quello che era stato il suo regno, prima di finire al 41 bis. Perchè a metà degli anni 80, quando Felice Maniero aveva spartito il suo territorio e assegnato le zone di influenza, il Tronchetto era capitato in eredità proprio ai mestrini capitanati da Gilberto Boatto e Giovanni Paggiarin, detti anche il gatto e la volpe.

LA MATTANZA DEI RIZZI

E quando i fratelli Rizzi avevano cercato di mettere piede con la forza al Tronchetto, già trent'anni fa gallina dalle uova d'oro con i suoi 5 milioni di turisti, erano stati proprio i mestrini a convincere Felice Maniero che lo sgarro andava lavato con il sangue.

Quell'omicidio era costato ai mestrini cinque in tutto, tutti residenti a Mestre - la condanna all'ergastolo, ma uno dopo l'altro erano tornati a casa in permesso premio. E Lolli, pur ormai vicino agli 80 anni, aveva deciso di riprendere il controllo del Tronchetto, l'unico posto dove si fanno soldi a palate e senza correre rischi. Così, in una giornata di sole era arrivato al Tronchetto e aveva preso sottobraccio il suo erede designato, il giovane Loris Trabujo. Insieme avevano passeggiato lungo il molo, partendo da una estremità, all'altezza della fermata del people mover e fino al bar che si trova di fronte all'imbarcadero dell'Actv. Con calma, facendosi vedere da tutti. Erano passati davanti ai lancioni di Otello Novello detto il Cocco cinese, quello che fino ad allora era stato il padrone incontrastato del Tronchetto e che da quel momento sarebbe diventato uno dei tanti che pagavano il pizzo ai mestrini. Avevano fatto su e giù un paio di volte, salutando tutti.

PADRINO MADE IN VENICE

Ma se questa era stata l'ultima scena del Padrino made in Venice, la prima era stata girata al matrimonio di Loris Trabujo, trent'anni prima, quando ancora il giovanotto lavorava nell'azienda del Cocco cinese. Con Boatto, alla festa per le nozze del futuro ras del Tronchetto si erano presentati Paolo Pattarello (arrestato), Gino Causin (già in galera e ri-arrestato), Giovanni Paggiarin, che non è indagato in questa inchiesta assieme a Paolo Tenderini, che è diventato collaboratore di giustizia e che, stando all'accusa, Paolo Pattarello, voleva far saltare un aria, assieme al pentito dei pentiti e cioè Felice Maniero. I carabinieri già allora avevano fotografato tutti i protagonisti del matrimonio e le foto erano finite nel fascicolo utilizzato dal pm Stefano Ancillotto per portare a processo intromettitori e motoscafisti, imprenditori e manovali del turismo a Venezia. Il processo di primo grado nel 2006 si era concluso con una raffica di condanne compreso Loris Trabujo ma poi in Appello nel 2012 gli imputati erano stati tutti assolti. E così 10 anni dopo siamo esattamente al punto di partenza con, in più, le presenza mafiose, come testimoniato da una intercettazione del 5 febbraio 2018 quando Boatto dice a Trabujo: Napoletani...calabresi...siciliani... sai quanta gente è venuta a chiedermi...avete tutto voi il racket dei taxi? Mi raccomando se c'è bisogno, ho gente qua.. Che, tradotto, significa che in tanti si sono rivolti a Boatto per cercare di entrare nel business, ma lui ha tenuto duro.

NIENTE INTRUSIONI

E poco dopo aggiunge, guarda il Cocco, aveva portato su i siciliani .. e allora fin che ci sono io qua devono parlare con me, qua non si mette nessuno. Il riferimento è al fatto che Otello Novello aveva assunto al Tronchetto poco prima del 2014 Vito Galatolo, boss della mafia palermitana. Il Cocco cinese qualche giorno prima era stato assalito da un terzetto di ex della mala del Brenta, tra questi Alessandro Duse (arrestato), capitanato da Giampaolo Manca anche lui nel mirino dei mestrini in quanto informatore della polizia - il quale aveva puntato una pistola in faccia al Cocco per costringerlo a dargli dei soldi per conto dei mestrini. Il Cocco si era buttato dalla macchina in corsa e aveva assunto Galatolo. Ebbene Gilberto Boatto dice chiaro e tondo in quella intercettazione che siciliani e calabresi così come i napoletani devono fare i conti con lui. Punto. Perchè al Tronchetto i mestrini da qualche anno hanno Trabujo, imprenditore di successo nel mondo del turismo. Trabujo - lo ha scritto il Gazzettino un mese fa - è stato il più rapido e il più abile a capire come sarebbe andata a finire la crisi legata alla pandemia e infatti era l'unico che lavorava alla grande al Tronchetto in questo periodo.

L'INTUIZIONE

Aveva colto i primi timidi segnali di ripresa e si era riposizionato, riuscendo a riempire i lancioni, giorno dopo giorno, mentre il suo concorrente diretto e cioè Otello Novello, restava al palo. Anche perchè Novello lavorava soprattutto con il turismo organizzato dei pullman, mentre Trabujo aveva capito che sarebbe ripartito subito il turismo delle famiglie e quindi aveva piazzato i suoi uomini dentro il parcheggio multipiano e all'arrivo dei turisti al people mover, intercettando così il 100 per 100 degli arrivi. Tant'è che al Tronchetto pareva proprio di essere tornati indietro di 15 anni, ai tempi della prima inchiesta di Ancillotto, quando intromettitori e tassisti abusivi facevano il bello e il brutto tempo nell'Isola Nuovissima. Ma Loris Trabujo non si era limitato al Tronchetto, aveva messo gli occhi anche su Punta Sabbioni che punta ormai da qualche anno a fare concorrenza all'Isola Nuovissima. Trabujo ha intuito il potenziale di Punta Sabbioni e si è alleato con gli albanesi di Anila Shemellari e il fratello Festim che, con un paio di lancioni si sono messi a fare concorrenza agli storici operatori di Punta Sabbioni, in particolare al Doge il cui baracchino per i biglietti il 16 luglio 2020, fatalità, è andato a fuoco.
 

Ultimo aggiornamento: 2 Dicembre, 13:47 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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