SAN DONÀ DI PIAVE - In carcere. Da ieri i fratelli Michele (46 anni) e Stefano Mazzon (35), il primo residente e Treviso, l'altro a Noventa di Piave, sono finiti in cella.
ACCUSA
Secondo l'accusa, sono stati proprio i Mazzon, in particolare il maggiore dei due, attraverso la M.L. International, ditta di San Donà di Piave (fallita nel 2019), specializzata nell'allestimento per interni di uffici e di stand, a muovere i fili del raggiro, organizzando quella che fu definita nelle carte dell'inchiesta una complessa associazione per delinquere dedita all'emissione e all'utilizzo di fatture per operazioni inesistenti, per un giro di 25 milioni di euro, e all'illecita intermediazione di manodopera. Nove anni di attività nel corso dei quali gli investigatori hanno raccolto le prove che il gruppo avrebbe impiegato qualcosa come 400 dipendenti, tramite società cartiere intestate a prestanome, senza versare né i contributi né le ritenute. Come? Compensando i debiti fiscali e previdenziali con falsi crediti d'imposta. Questo, oltre a creare indubbi vantaggi economici, permetteva anche di praticare prezzi di mercato più bassi rispetto allo standard, facendo quindi concorrenza sleale alle imprese che agivano in maniera corretta. Fra le contestazioni anche la bancarotta fraudolenta per aver causato il fallimento di una delle società beneficiarie, appropriandosi di circa 3 milioni di euro sottratti ai creditori.
PANDEMIA
I fratelli Mazzon si sono dimostrati per così dire creativi anche in tempo di Covid, cogliendo le opportunità commerciali emerse con l'emergenza sanitaria, reinventandosi importatori e rivenditori di mascherine chirurgiche e dispositivi di protezione individuale poi ritirati dal commercio perché materiale privo del marchio Ce. Condotta questa per la quale Michele Mazzon lo scorso maggio venne denunciato.