Fi-Lega: la frattura si allarga. Dopo gli attacchi di Tosi i leghisti replicano: «Avete pochi voti ma cercate poltrone»

Venerdì 19 Aprile 2024 di Alda Vanzan
Alberto Stefani e Flavio Tosi

VENEZIA - È l’effetto del terzo mandato, quello che Luca Zaia (a meno di miracoli) non avrà: non potendo essere ricandidato alla presidenza della Regione del Veneto, il governatore libera uno spazio che la Lega non vuole lasciare ad altri, ma che agli alleati fa gola. Ai Fratelli d’Italia, prima di tutto, visto che dal 2022 sono il primo partito in Veneto. Ma anche a Forza Italia, in un ipotetico ruolo di mediatore. E siccome intanto ci sono le elezioni Europee e i sondaggi dicono che la Lega è in caduta mentre a Forza Italia potrebbe addirittura riuscire il colpaccio del sorpasso, va da sé che i rapporti si complichino e le tensioni aumentino. Se poi c’è qualcuno, come il coordinatore degli azzurri Flavio Tosi, che alza i toni, i rapporti non possono che farsi sempre più accesi. È in questo contesto che si inserisce la nuova puntata dello scontro tra Zaia e Tosi, con il primo sempre silente e il secondo che non perde occasione per lanciare bordate.

L’ultima è di ieri ed è la risposta al segretario della Lega: «È Zaia che in Regione ci ha messo fuori dalla maggioranza, è lui che ha rotto la tradizione del centrodestra che con Berlusconi dava rappresentanza a tutti gli alleati». Tosi si è pure fatto beffe del segretario regionale della Lega: «Ringrazio Stefani che ha fotografato la realtà».


Per chi si fosse perde un capitolo di questa telenovela: Antonio Tajani, leader nazionale degli azzurri, dice che «l’autonomia non deve essere una riforma a vantaggio di uno e a svantaggio dell’altro» e che «vigileremo per questo»; Zaia si risente: «Mi dà fastidio sentir dire che bisogna vigilare sull’autonomia»; Tosi, per difendere Tajani, attacca Zaia: «Strepita senza un perché»; al che Stefani lo liquida: «Spiace rilevare che Forza Italia ha scelto di uscire dal perimetro della maggioranza di governo della Regione».
E così si arriva a ieri, con Tosi che respinge le accuse di alimentare la tensione («Sono altri che cercano lo scontro»), sottolineando che è stato Zaia in tutti questi mesi a prendere «sistematicamente posizione contro Tajani». Ma soprattutto il segretario degli azzurri rimarca che Forza Italia è già fuori della maggioranza, perché Zaia non l’ha mai voluta: «Non siamo rappresentati in giunta e non esprimiamo nemmeno una presidenza di commissione in consiglio regionale. E da quando è stato rieletto nel 2020 per il suo terzo mandato, Zaia non ha mai convocato un vertice di maggioranza con gli alleati che riguardasse il governo regionale e temi cruciali quali sanità, sociale, Pedemontana, infrastrutture, energia». Ancora: «I nostri tre consiglieri regionali hanno sempre lealmente votato ciò che la giunta ha proposto».

LE REAZIONI
«Mi sembra riduttivo - ha replicato il segretario della Lega veneta, Alberto Stefani - porre una questione di posti e di poltrone. I ruoli nell’attuale amministrazione sono stati dati sulla base dei risultati delle elezioni del 2020, quando Lista Zaia e Lega hanno ottenuto più del 60%. Se si fa parte di una coalizione non si attacca il presidente né la sua giunta. Ma se una forza politica decide di fare opposizione, dovrebbe prima di tutto fare chiarezza nei confronti dei veneti». E se fosse Tosi il prossimo candidato governatore? «Premesso che noi lavoriamo per un candidato leghista, ora siamo impegnati sull’autonomia».
Sulla stessa linea il presidente dell’intergruppo Lega-Liga in consiglio regionale Alberto Villanova: «La politica è una questione di numeri. Il risultato elettorale del 2020 ha decretato chiaramente i rapporti di forza. Ottenendo, tra Lista Zaia, Lega e Veneto per Autonomia, 33 seggi, i veneti ci hanno dato fiducia piena per governare il Veneto. Potremmo farlo in piena e serena autonomia, ma siccome siamo persone serie, intendiamo mantenere fede ai patti e agli accordi programmatici. Le posizioni di governo, però, sono lo specchio dell’esito elettorale. Informo quindi che rispetto a settembre 2020 nulla è cambiato: guarda caso però si crea il caso ora, dopo anni, a pochi giorni dal voto a Roma sull’autonomia e a qualche settimana dalle europee». E la mancata condivisione? Neanche una riunione di maggioranza? «Non serve fare tante tavole rotonde o briefing, perché i colleghi consiglieri con cui lavoro sono tutte persone serie e rispettose di questi rapporti, determinatesi proprio dopo le votazioni del 2020. Se ora a distanza di anni, si pretende di avere posizioni senza avere un peso maggiore in consiglio, ne prendiamo atto con stupore e rammarico. Ma ricordo che se si appiccano fuochi, attaccando quotidianamente la maggioranza di cui si fa parte, bisogna poi prendersi la responsabilità di aver acceso l’incendio».

L’INVITO
L’invito ad abbassare i toni arriva anche dal sindaco leghista di Noventa Padovana, Marcello Bano: «Sono molto preoccupato da questa escalation. Io dico che il centrodestra deve restare unito: abbiamo perso Comuni strategici come Padova, Verona, Vicenza, se ci dividiamo anche in Regione tutto è possibile». Ma a chi il candidato governatore nel 2025? «È giusto che ognuno esprima un proprio candidato, ma alla fine va scelto il migliore».

Ultimo aggiornamento: 20 Aprile, 08:26 © RIPRODUZIONE RISERVATA
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