Eligio Paties vende l'hotel Bonvecchiati: «Torno a fare il ristoratore»

Giovedì 13 Maggio 2021 di Michele Fullin
L hotel Bonvecchiati in Bacino Orseolo a Venezia

VENEZIA - Cambia proprietà l’hotel Bonvecchiati, che con i suoi oltre 11mila metri quadrati di superficie e 192 camere, una spa, un ristorante un bar in una grande terrazza è uno degli alberghi più grandi e importanti di Venezia. Il complesso che si compone del Bonvecchiati “storico” in Bacino Orseolo e del vicino Bonvecchiati Palace, è stato acquisito dal fondo Ece European Lodging Recovery Fund, attualmente in fase di costituzione da parte di Ece Real Estate Partners che ha avviato l’acquisizione in accordo con gli sviluppatori Soravia e Denkmalneu. L’investimento è nell’ordine dei 100 milioni di euro e comprende la riqualificazione e la ristrutturazione del complesso, che a parere degli addetti ai lavori si vorrebbe trasformare in un cinque stelle. Quindi, con un restauro radicale che comprenda l’ampliamento e l’adeguamento alla qualifica superiore di alcune camere e l’aumento del numero delle suite.
A vendere sono stati i proprietari che ne hanno retto le sorti negli ultimi sei lustri: Eligio Paties e Paolo Dal Puos.
«L’albergo è stato venduto - spiega Paties, notissimo in città come gestore del ristorante Do Forni - non per chissà quali ragioni economiche, ma perché io e il mio socio abbiamo guardato la nostra carta d’identità, che ha numeri importanti, e abbiamo con dispiacere colto l’occasione di venderlo.

Dico con dispiacere, perché questo albergo è stata una nostra creatura, che abbiamo coccolato e fatto crescere nel tempo».

Eligio Paties, quando nasce l’avventura del Bonvecchiati?

«Iniziammo nel 1990 con il preliminare per l’acquisto della società e nel 1991 l’albergo fu aperto con la nuova gestione. Sei anni dopo, acquistammo anche l’immobile del Bonvecchiati storico, con la sua bellissima terrazza e le sue 98 stanze. Da allora è stato un crescendo, perché nel 2000 acquistammo dall’Enel la sua sede di calle dei Fabbri che aveva appena dismesso. Nacque così il Bonvecchiati Palace, un hotel nuovo di zecca ricavato da una palazzina di uffici, da 94 stanze e 5mila 500 metri quadrati. In totale, avevamo ben 192 camere, che a Venezia sono davvero tante, su una superficie di 11mila 900 metri quadrati complessivi».

Giusto il momento del boom turistico tra gruppi e singoli. Ha sicuramente dato molte soddisfazioni.

«Certamente ce ne ha date molte. Non è mia abitudine fare nomi e non lo farò certo ora, ma per le sue camere sono passati persone del mondo degli affari, attori di cinema e di teatro, artisti, personaggi politici e tanta, tantissima gente da ogni angolo del mondo. Io e il mio socio da questo albergo non abbiamo mai voluto dividendi, ma abbiamo sempre investito i proventi nell’attività, sviluppandola e aggiungendo sempre qualcosa di nuovo».

Poi è arrivata l’Aqua Granda e successivamente la pandemia...

«L’albergo è rimasto chiuso dall’autunno. Venerdì scorso abbiamo riaperto il Bonvecchiati Palace. Ma adesso altri scriveranno la sua storia. Io torno a fare il ristoratore, il mio socio si è ritirato a vita privata».

Come è stata questa esperienza da albergatore per un noto ristoratore come lei?

«A dire il vero, prima di fare il ristoratore avevo fatto per vent’anni l’albergatore. Poi mi sono dedicato alla ristorazione, che è la cosa che mi piace e dà più soddisfazione. E lì la carta d’identità non conta. Un ristorante noto si identifica sempre con il titolare. Guai non esserci».

E ora, ha in programma qualche investimento a Venezia?
«Chissà. Non si sa mai»
 

Ultimo aggiornamento: 16:47 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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