Brugnaro manovre per un partito nazionale: «Guardo a quel 30% di moderati che oggi non si sentono rappresentati»

Giovedì 13 Maggio 2021 di Ario Gervasutti
Brugnaro manovre per un partito nazionale
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Fino a ieri erano sussurri, oggi sono grida. L’eco della mossa di Luigi Brugnaro arriva lontano, nei palazzi della politica. Perché non sono più le mezze frasi o le ipotesi campate in aria da chi è convinto di sapere che cos’ha in mente il sindaco di Venezia per il futuro. Stavolta ci sono un po’ di punti fermi, concreti. A che cosa punta, allora, Brugnaro? «A dare rappresentanza politica a quel 30 per cento di italiani di centro che oggi non ha un partito di riferimento. È un'operazione per la quale serve coraggio, ma sono assolutamente convinto che lo spazio ci sia».

Parole sue, confidate ai pochi che ieri, mentre ancora era nella capitale, sono riusciti a rompere il muro del silenzio che ha innalzato su questo progetto. «Sono abituato a parlare delle cose quando le ho fatte, non prima. Adesso lavoriamo, quando saremo pronti parleremo».

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Il piano di Brugnaro


Un piano che parte da lontano, maturato dopo la riconferma alla guida di una delle città più famose al mondo. E soprattutto, dopo aver assistito a un biennio in cui l'antipolitica ha potuto dare prova di sé trovando ampi varchi nel vuoto lasciato dai partiti. In particolare - è il ragionamento di Brugnaro - è il mondo moderato ad aver perso i riferimenti ai quali affidarsi per un progetto di riforma del Paese credibile e lontano da dogmi e ideologie. È il pensiero di un uomo che non si è mai iscritto ad un partito, ma che ha saputo conquistare la stima e l'appoggio di molti elettori di altri partiti. E anche di molti eletti. L'ha fatto con il pragmatismo dell'imprenditore prestato alla politica, con un suo stile che lo può rendere simpatico o antipatico: ma sicuramente diverso dagli altri. Diretto, spesso ruvido, ma schietto e perciò anomalo in un ambiente come quello della politica italiana dove la tattica prevale sul risultato.

La politica oggi per Brugnaro


L'analisi di Brugnaro è oggettiva: c'è un mondo a sinistra che si rimescola tra Pd, satelliti vari e 5 stelle che ormai hanno scelto quella parte della barricata perdendo per strada molti elettori. C'è poi un mondo a destra che Salvini e Meloni si spartiscono con alterne fortune. Resta, in mezzo, una grande massa di persone orfane di un pragmatismo moderato che in Italia non ha mai trovato qualcuno che andasse oltre la teoria. Berlusconi, che ad un certo punto aveva i numeri per provarci, è stato fagocitato dal tritacarne giudiziario e dall'incapacità di rinnovare un partito che ormai ha un grande futuro dietro le spalle. I sindaci, gli amministratori sul territorio, conoscono bene la distanza tra le teorie politiche e le aspettative dei cittadini. E sanno che per soddisfarle è necessario stare lontani da due cose: le ideologie e gli estremi.

Brugnaro è un sindaco, e lo sarà ancora. Ma ha deciso che è questo il momento di provare a costruire le basi per qualcosa che guardi oltre l'emergenza di oggi. Un'emergenza per gestire la quale è stato necessario rivolgersi a un personaggio come Mario Draghi. Che infatti sarebbe a conoscenza di quel che sta nascendo dalle parti di Venezia. Così come lo è il Capo dello Stato Sergio Mattarella. Rigorosamente spettatori, sia chiaro. Ma consapevoli del senso dell'operazione. Una strategia che finora si è basata solo sull'ascolto - da parte di Brugnaro - di molti esponenti di partiti, la gran parte del centrodestra. Convinti che se Salvini e Meloni continueranno a inseguirsi su posizioni radicali, si aprono praterie in un'area moderata. La scelta di uscire allo scoperto, con un pranzo che a Roma non può certo passare inosservato con il leader di un piccolo ma significativo partito come il governatore della Liguria Giovanni Toti, segna un cambio di passo in questo progetto. Non c'è un'alleanza, sullo sfondo: c'è, nelle ambizioni, molto di più. C'è un messaggio che arriva da quell'area geografica che più di trent'anni fa aveva dato vita al partito dei sindaci, al movimento dal quale era partito lo scossone destinato a cambiare il corso della storia politica di questo Paese. I moderati sono tanti, e potrebbero trovare una casa comune nel nome del fare. Un messaggio che ora non è più un sussurro.

Ultimo aggiornamento: 14 Maggio, 09:54 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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