TREVISO - Valeria Bardin, diploma da perito turistico commerciale, il primo impiego lo ha trovato sulle navi da crociera curando l'equipe dell'animazione a bordo. Poi è tornata in terraferma per lavorare alla reception di un hotel. Quando la famiglia Bardin, nel 2004, ha avviato a Lancenigo l'enoteca ristorante Carmenere - dal nome del vitigno a bacca nera di origine bordolese -, la vita di Valeria ha preso un'altra direzione: inizialmente ha affiancato il fratello Flavio, appassionato di enologia, e il padre Mario (ex poligrafico del Gazzettino) che avevano aperto l'attività; poi per undici anni ha diretto in prima persona il locale, facendone un punto di riferimento per i cacciatori di buone bottiglie, da gustare con la cucina della casa.
LA SVOLTA
Dopo avere superato la soglia dei quarant'anni (ne ha compiuti 42 il 13 agosto), l'ostessa di via Piave all'inizio del 2021 ha deciso che era giunta l'ora di fare un altro giro di boa, un nuovo cambio di direzione. Aperta la partita Iva, ha ceduto la gestione dell'enoteca e si è lanciata nella libera professione, mettendo a frutto il diploma di sommelier professionista.
I SEGRETI
Tutti segreti che Valeria ha imparato stando alla conduzione dell'enoteca Carmenere, in cui settimanalmente i Bardin (in sala c'erano anche papà Mario e mamma Vittorina) per anni hanno proposto degustazioni guidate di vini ad un fedele pubblico di appassionati. Ancora oggi la sommelier (diplomata Ais) tiene dei corsi di avvicinamento al vino. «L'intento è di promuovere il bere consapevole, insegnare alle persone la differenza tra un vino e l'altro, fornire nozioni di base in modo da scegliere una bottiglia adatta al cibo che si sta mangiando. Ma soprattutto bisogna imparare a capire cosa ci piace e cosa non ci piace».
LE TRADIZIONI
L'imprinting enologico Valeria dice di doverlo alle tradizioni familiari legate alla viticoltura: «Il mio nonno materno Davide Marini, noto come l'ultimo lattaro di Treviso, aveva un grande fattoria a Canizzano, con una vigna coltivata a bellussera. Da bambina tutta la nostra famiglia partecipava alla vendemmia del nonno Davide, noi bambini sul carro per arrivare fino all'uva davamo una mano ai grandi. Poi con mia mamma e la nonna Maria Bardin andavamo a vendemmiare anche nella campagna di Lancenigo, paese d'origine di mio papà. Credo che sia dall'aver imparato il valore della terra che è nata la mia passione per il vino, che della terra è una delle più grandi espressioni».