Diventa definitiva un'altra serie di sanzioni amministrative elevate dalla Consob ad alcuni ex componenti del Consiglio di amministrazione e del Collegio sindacale di Veneto Banca. Con alcune sentenze depositate nei giorni scorsi, sono state respinte le impugnazioni di Attilio Carlesso, Vincenzo Chirò, Gianfranco Zoppas e Roberto D'Imperio, mentre Diego Xausa ha rinunciato al ricorso.
Per la Suprema Corte, era corretta la valutazione operata nel 2020 dai giudici d'Appello a Venezia, secondo cui tutti, indipendentemente dal ruolo esecutivo o meno rivestito nel 2013, dovevano rispondere della contestazione rivolta al gruppo di Montebelluna, quella cioè di aver «massicciamente e sistematicamente venduto ai propri clienti (soci e non soci) azioni proprie in contropartita diretta».
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In particolare il rilievo all'istituto di credito era di aver effettuato oltre 23.000 vendite «in assenza del prospetto informativo», con l'obiettivo di rafforzare di 150 milioni il proprio patrimonio per superare le criticità evidenziate dalla Banca d'Italia.
LA DILIGENZA
Pure il Collegio sindacale avrebbe dovuto allertarsi, ha argomentato la Suprema Corte rispetto al ricorso di D'Imperio: «Una tale operatività consideratane la frequenza, le dimensioni e la rilevanza in relazione all'assetto finanziario della Banca non poteva passare inosservata a soggetti professionalmente qualificati, quali i componenti del collegio sindacale, tenuti a svolgere il loro incarico con la diligenza richiesta dalla natura dell'attività bancaria, trattandosi di operazione decisiva per il risanamento della banca su cui il ricorrente era tenuto a vigilare e ad informarsi per l'importanza del ruolo rivestito, le particolari competenze richieste e il valore strategico dell'operazione». Di conseguenza è stata confermata la sanzione di 100.000 euro a carico di Carlesso, Chirò, Zoppas e D'Imperio (che era stata comminata pure a Xausa e diversi altri). I ricorrenti dovranno pagare anche 10.400 euro di spese processuali.