Avvocatessa perseguitata dal cliente stalker: chiesto il rinvio a giudizio. «Minacciata per mesi: per me è stato un inferno»

Giovedì 28 Marzo 2024 di Valeria Lipparini
IMPAURITA La minorenne è stata tempestata di chiamate e messaggi del suo ex, ora sottoposto al divieto di avvicinamento

TREVISO - Ha difeso tante donne che hanno vissuto con la paura come compagna, per colpa di un ex diventato stalker. Ma non aveva mai saputo cosa voleva dire ricevere telefonate e messaggi a tutte le ore del giorno e della notte. Condite con brutte minacce, della serie: «Io e lei ci rivedremo». E poi trovarsi il molestatore fuori dalla porta dello studio. Un’avvocatessa trevigiana, che frequenta quotidianamente le aule del Tribunale, lo ha capito nel dicembre dello scorso anno. Quando un cliente le ha telefonato chiedendole se voleva assumere la sua difesa. «Lì è cominciato il mio inferno - racconta la stimata professionista, di cui manteniamo l’anonimato - Gli ho dedicato un paio di ore una prima volta. E altrettante una seconda volta. Ma lui mi diceva “Avvocato, non mi fa la domanda giusta”. E poi, “Avvocato questo non deve chiederlo così, deve invece chiedermi quest’altro”. Mi sono accorta che qualcosa non andava e gli ho detto che non accettavo la sua difesa, che si rivolgesse a un altro legale e che a Treviso c’è solo l’imbarazzo della scelta. L’avevo convinto. Era uscito dallo studio. Salvo, poi, tornare dieci minuti dopo. E chiedermi: “Ci ha ripensato avvocato? Ha cambiato idea? Mi guardi bene”.

Ho sentito un brivido lungo la schiena e l’ho denunciato».

L’avvocatessa non ha dubbi: «Ho pensato a lui, non volevo danneggiarlo in alcun modo. E poi ho pensato a me, alla mia incolumità fisica e alla mia salute mentale. Ho deciso che dovevo fare qualcosa e ho presentato denuncia». In tribunale, il pubblico ministero Michele Permunian, ha aperto un fascicolo d’inchiesta a carico del 66enne che ha già un processo aperto per stalking condominiale a Borso del Grappa. E proprio in questi giorni il pm ha chiuso le indagini preliminari e ha chiesto il rinvio a giudizio del 66enne per stalking.

IL RACCONTO

L’avvocatessa racconta, e si capisce che non è uscita dall’incubo: «Alle volte resto in studio da sola, chiudo tutte le porte e sto molto attenta ad aprire quando un cliente suona. Non voglio ritrovarmi davanti la persona che ho denunciato. È già successo. In gennaio, quando probabilmente i carabinieri gli avevano notificato la mia denuncia, hanno suonato in ufficio. Ho visto che era lui. È stato un momento, che non voglio rivivere. Paura mista a insicurezza. Non voglio più trovarmi in una situazione così». La richiesta del pubblico ministero sarà oggetto di un’udienza preliminare, davanti al gup, che deciderà se rinviare a giudizio l’uomo. Intanto, però, l’avvocatessa trevigiana riprende il filo di una storia professionale che l’ha segnata: «Siamo in prima linea. Non sappiamo con chi abbiamo a che fare. E non possiamo calcolare le loro reazioni». Lo dice anche la richiesta di rinvio a giudizio del 66enne che ricostruisce le condotte persecutorie, moleste e aggressive nei confronti della professionista. Oltre alle telefonate, l’uomo faceva ricorso alle mail, anche 5 in 24 ore e molte in orario notturno, tutte simili, dal contenuto minaccioso e offensivo e, soprattutto, minacce con frasi esplicite “Non finisce qui”, “Ci rivedremo, stia certa”.

LA PERIZIA

«Quel cliente era già stato sottoposto a perizia psichiatrica per l’accusa di stalking condominiale e il perito, il dottor Alberto Kirn, lo aveva definito “socialmente pericoloso”. Secondo l’accusa batteva con il martello di notte sui muri di casa e disturbava il vicinato. Sa con quante persone un po’ particolari, magari difficili, abbiamo a che fare? Cerchiamo soluzioni, per loro e per la collettività. Alle volte non ci sentiamo sicure. E dopo quello che mi è successo devo dire che ho perso un po’ della mia sicurezza. È ancora un lavoro che adoro, ma sto con gli occhi bene aperti. Diciamo, molto più di prima. E mi guardo le spalle, soprattutto se sono sola in studio. Dico che non è giusto sentirsi così». La professionista è in attesa che la giustizia faccia il suo corso. «Per riconquistare un po’ di serenità e per proteggere anche tante professioniste come me».

Ultimo aggiornamento: 07:20 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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