Accoltellato a 17 anni al parco, il giovane assassino alla sbarra: «Mi ha minacciato, non volevo ucciderlo»

Giovedì 16 Maggio 2024 di Valeria Lipparini
La lite tra i due giovani al parco di Varago

MASERADA (TREVISO) - «Si è voltato all’improvviso e, prendendomi per il bavero del giubbotto, mi ha urlato “Tira fuori il fumo o ti lascio qua. Muoviti!”. Non volevo uccidere, ho accoltellato Aymen Adda Benameur per difendermi». Elia Fiorindi, accusato di omicidio volontario, ha ripercorso ieri, nel corso dell’udienza in abbreviato, quel tragico 11 maggio dello scorso anno quando ha ucciso, con 4 coltellate, il 17enne che aveva incontrato in piazza a Varago di Maserada per cedergli 50 grammi di hashish.

La deposizione

Il 19enne, assistito dagli avvocati Fabio Crea e Luigi Torrisi, ha raccontato quanto aveva già detto ai carabinieri nell’immediatezza dei fatti. Quasi due ore, interrotto dalle domande del pubblico ministero, del giudice dell’udienza preliminare e dei legali, per fornire la sua versione dei fatti. «Io e i miei amici siamo arrivati a Maserada in bus. Alla fermata della chiesa siamo scesi e mi è venuto incontro un giovane che non conoscevo, sembrava di nazionalità marocchina (invece era algerina ndr) e mi ha chiesto di seguirlo fino alla sua auto dove custodiva i soldi per acquistare lo stupefacente. Ha voluto che andassimo soltanto noi due perché non si fidava delle persone che erano con me». Fiorindi ha continuato raccontando della minaccia e poi ha detto: «Aymen teneva un coltello con la mano destra che brandiva minacciosamente. Aveva un manico di colore blu e una lama lunga circa 10 centimetri. Istintivamente gli ho detto che gli avrei lasciato la droga ma poi ho estratto il mio coltello che tenevo nascosto nella tasca del giubbotto. Lo avevo portato da casa perchè degli acquirenti di hashish non mi fido se non li conosco, in passato sono stato rapinato». Elia ricorda di «Avergli sferrato due fendenti al ventre in rapida successione. Poi, sono scappato verso la chiesa. Non immaginavo che le ferite fossero così gravi. Pensavo di non avergli procurato ferite mortali e non ne avevo certo l’intenzione.

A quel punto ero spaventato. Ho raccontato ai miei amici l’accaduto. Volevamo prendere l'autobus ma avevamo paura di che tornassero gli amici del 17enne. Ci siamo nascosti dietro ad un hotel e ho deciso di chiamare mia madre perchè mi venisse a prendere». Gli avvocati Crea e Torrini, che difendono Fiorindi, dicono: «Elia ha sottolineato che si è difeso e che anche nel momento in cui è scappato non si era reso conto della morte di “Alge” che lo ha addirittura inseguito per un tratto. Elementi che possono far propendere per un eccesso colposo di legittima difesa più che per un omicidio».

La famiglia della vittima

Gli avvocati che assistono la famiglia di “Alge” - ieri in udienza erano presenti il papà e la mamma del giovane accoltellato - i legali Luciano Meneghetti e Fabio Capraro, hanno puntato sulle contraddizioni in cui sarebbe incorso Fiorindi, a cominciare dal numero di coltellate inferte ad Aymen (4 e non 2) e ai soldi presenti in tasca a Fiorindi. «Dati da Aymen per pagare il “fumo”» ha sostenuto Meneghetti. Il processo è stato aggiornato al 16 luglio per la discussione e, molto probabilmente, per la sentenza.

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