VENEZIA - Fortuna che dicono tutti di volerla, la commissione speciale d'inchiesta sulla gestione del Covid in Veneto.
LE DIVERGENZE
Le scintille volate nell'aula di Ferro Fini devono essere state tante e tali che perfino il comunicato diramato dall'istituzione ha parlato apertamente di «scontro in commissione». Del resto, le minoranze chiedono di concentrarsi sull'impennata di contagi e di decessi che si è verificata tra ottobre e marzo, mentre la maggioranza esige di indagare sull'intera durata della pandemia. Ancora, il centrosinistra ricorda che il regolamento prevede la riservatezza sulle sedute, invece il centrodestra vorrebbe addirittura la diretta streaming. Divergono pure le aspettative sugli esperti da convocare: i rappresentanti di istituzioni e organizzazioni per gli uni, anche i virologi e i tecnici incaricati dalla Regione per gli altri. Infine non c'è unità d'intenti nemmeno sull'ipotesi di un raccordo fra la commissione e la magistratura. I due testi saranno messi ai voti mercoledì prossimo.
I DEM
Già, due: non solo l'originaria proposta dell'opposizione, a cui spetterà comunque la presidenza, ma anche la successiva controproposta della maggioranza, che avrà 6 consiglieri su 11, fra i quali il vicepresidente e il segretario. I dem sono furiosi. Attacca il capogruppo Giacomo Possamai: «È un sopruso gratuito, un messaggio prevaricatore per rendere ancora più difficoltosi i rapporti. Dire che vogliamo la segretezza è una forzatura strumentale. Sono loro che vogliono trasformare una commissione d'inchiesta in un talk show». Concorda Vanessa Camani: «Il loro obiettivo non è sapere cosa è successo in Veneto nella seconda ondata, ma difendersi a prescindere e schierare l'artiglieria pesante, facendo un processo alle intenzioni». Aggiunge Francesca Zottis: «Non si possono mettere insieme la prima e la seconda ondata. Quest'ultima è stata così violenta anche a causa di fattori epidemiologici? Lo vedremo, è per questo che ci interessa approfondire». Afferma Andrea Zanoni: «Non è il Partito Democratico, ma il regolamento, a prevedere le porte chiuse. Infatti a breve presenteremo di nuovo un progetto di modifica per rendere pubbliche le sedute di tutte le commissioni. Perché tutta questa insofferenza?». Risponde Anna Maria Bigon: «Il loro problema è la paura della verità e della responsabilità politica». Conclude Jonatan Montanariello: «La parabola di Zaia comincia ad andare in crisi».
IL DIBATTITO
Il resoconto del Palazzo annota che il portavoce delle minoranze Arturo Lorenzoni rimarca, con Elena Ostanel (Il Veneto che vogliamo), «la natura di studio e approfondimento della commissione». Sull'altro fronte, Marzio Favero, Enrico Corsi e Laura Cestari (Lega), Tomas Piccinini (Veneta Autonomia) e Raffaele Speranzon (Fratelli d'Italia) contestano la natura «politica e pregiudizievole» della richiesta delle opposizioni.
GLI ZAIAN-LEGHISTI
Alberto Villanova, speaker degli zaian-leghisti, rincara: «Chiedono una commissione d'inchiesta sulla gestione della pandemia, ma non la vogliono su tutto il periodo della pandemia. Dicono di voler informare i veneti, ma si offendono se proponiamo di rendere pubblica la seduta. Questo denota una chiara agitazione e difficoltà». Il collega Luciano Sandonà, presidente della prima commissione in cui è incardinato il procedimento, si allarga: «Chiameremo a testimoniare i più autorevoli scienziati italiani e non è escluso che chiederemo l'intervento anche degli studiosi inglesi delle università di Harvard, Oxford e Liverpool». Basta così? No, c'è pure +Europa Veneto, che con Anna Lisa Nalin e Corrardo Cortese auspica possano far parte della commissione «anche i partiti che non sono presenti in Consiglio», nonché «le associazioni, le parti sociali ed i cittadini».