Tempi di attesa sforati, quadruplicate le richieste: l'Azienda sanitaria corre ai ripari

Giovedì 25 Aprile 2024
Tempi di attesa sforati, quadruplicate le richieste: l'Azienda sanitaria corre ai ripari

Le aziende sanitarie corrono ai ripari, ma non è da escludere che si possa arrivare persino ad un confronto in tribunale. Stiamo parlando dei tempi di attesa "traditi", ossia di quelle attese che vanno ben oltre l'indicazione che i medici di medicina generale indicano sulla prescrizione. C'è subito da fare il punto. Da quando è scesa in campo la Cgil, il consigliere regionale del Pd, Nicola Conficoni, almeno per la Destra Tagliamento e alcune associazioni che tutelano i malati, sono quadruplicate le richieste degli utenti arrivate agli appositi uffici delle Azienda sanitarie che chiedono, a fronte dei tempi di attesa sforati, di poter procedere con una visita privata come prevede sia la legge nazionale che un delibera della Regione.


COSA FARE

In pratica se a fronte di una prescrizione con priorità "B" (visita o esame entro 10 giorni) non viene concessa la prestazione nei tempi previsti, l'utente inviando entro 4 giorni un modulo all'apposito ufficio, indicando il rispetto dei tempi e allegando la prescrizione del medico, può richiedere di attivare la via dell'esame privato che poi sarà rimborsato dall'Azienda sanitaria, fatto salvo il costo del ticket. Sino a qualche mese fa pochi conoscevano questa procedura e quindi pochissime erano state le richieste, tutte evase poi nei tempi indicati. Ora che vari enti stanno dando una mano ai pazienti, compilando i moduli e inviando le mail, le Aziende si ritrovano sommerse da richieste alle quali devono dare risposte se vogliono evitare di pagare la prestazione privata. Come dire che s'è stato un aumento del 400 per cento
E qui è arrivata subito la "furbata". Già, perché a fronte di questo massiccio invio, le Aziende si sono messe subito in trincea. Come? Seguendo le direttive della delibera regionale fanno rispondere al paziente da una Commissione medica di cui non si conoscono nè i nomi dei medici che si prestano, ne i metodi che vengono utilizzati. Insomma, sempre più pazienti con una prescrizione "B" si vedono rispondere che "a fronte di una revisione dei parametri legati all'appropriatezza la priorità "B" è stata tramutata in "D" da 10 giorni diventano 30 (60 per gli esami) oppure da "D" si passa alla "P" che significa 120 giorni di attesa.
In tutti i casi, segnalano i pazienti che hanno ricevuto questo tipo di risposte, nessun medico li aveva chiamati per valutare il tipo di patologia, nè il proprio medico di base aveva cambiato la priorità scegliendo quella più bassa.

Si tratta, quindi, di una sorta di procedura burocratica (assenza della dicitura "prima visita" o indicazione sbagliata di qualche parametro e via discorrendo) quella che la Commissione mette in atto. Il problema è se in quei tempi "dilatati" dovesse accadere qualche cosa al paziente. Di chi sarebbe la responsabilità? Da qui una probabile richiesta di intervento del tribunale.

Ultimo aggiornamento: 11:21 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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