Il segnale d’allarme non arriva solo da ristorazione, agricoltura, lavori stagionali, turismo e albergaggio. Già, perchè a presentare il conto sulla carenza di personale, dipendenti che non si trovano mettendo in crisi le aziende, arriva anche il grido di lamento degli artigiani friulani. E i numeri sono decisamente impressionanti: due imprese artigiane su cinque, infatti, non trovano addetti.
I NUMERI
E che in Friuli Venezia Giulia due imprese artigiane su cinque stanno cercando collaboratori e che almeno nell’85% dei casi stanno incontrando serie difficoltà a trovarli lo rivela l’indagine congiunturale curata dall’Ufficio studi di confartigianato - Imprese Udine.La stressa situazione, però, è identica anche nel pordenonese e nelle altre zone del territorio regionale. Si tratta di dati che trovano conferma nel contatto quotidiano con gli imprenditori del territorio, impegnati a trovare personale e poi, aspetto assolutamente non secondario, a trattenerlo in azienda. «Succede spesso - spiegano dall’associazione regionale - che dopo un anno o due quando il collaboratore è formato, diventi particolarmente appetibile per altre aziende, magari più strutturate. Questo fa certo parte delle logiche di mercato, ma per le aziende più piccole evidenzia un problema strutturale: l’investimento formativo sui propri collaboratori non ha un ritorno per l’azienda che lo ha supportato, ma andrà a vantaggio del sistema produttivo nel suo complesso».
IL BONUS
Per cercare di mettere fine a una situazione che rischia di danneggiare diverse imprese artigiane si sta sviluppando un ragionamento che va maturando tra gli imprenditori e che Tilatti riassume: «Per riequilibrare almeno in parte questa asimmetria – illustra – si potrebbe prevedere una forma di “bonus” a favore dell’azienda formatrice, da poter spendere per abbattere i costi di ricerca, selezione e formazione di nuovi collaboratori. Inoltre, si potrebbero prevedere facilitazioni per le aziende che si trovano in questa situazione per accedere a contributi per finanziare investimenti innovativi, come pure nel welfare aziendale».
TRA GLI ULTIMI
Il Friuli Venezia Giulia svetta infatti sulle altre regioni nella classifica della difficoltà di reperire i profili professionali ricercati, lamentata dal 56 per cento delle aziende, artigiane e no. Una percentuale aumentata di ben 5,7 punti nell’ultimo anno (aprile 2022 - aprile 2023) secondo i dati Unioncamere - Anpal - Sistema Exclesior rielaborati dall’Ufficio studi di Confartigianato - imprese. La regione resta, comunque, una tra quelle con i più alti tassi di occupazione, collocandosi al quinto posto in Italia: 68,5 per cento contro la media nazionale del 60%, un indicatore aumentato di quasi 2 punti rispetto al 2019.
UOMINI E DONNE
Resta, però, importante il gap gender: occupazione maschile al 75% e quella femminile al 61,9 per cento anche in crescita di 3,3 punti rispetto al pre - Covid.
LA PANDEMIA
Nel corso del triennio pandemico, in Friuli Venezia Giulia nel totale delle imprese si è registrato un incremento degli occupati pari al 2,4%, formato da un +2,5% nei servizi, da un +6,3% nell’industria , ma anche da un -4,6% nelle costruzioni. Quest’ultimo, un dato in netto contrasto con il livello regionale dove il settore ha registrato invece un aumento di manodopera del +17,5 per cento.
PARTITE IVA
Quanto alla tipologia di occupazione, il Friuli Venezia Giulia spicca per avere la percentuale più bassa di lavoratori indipendenti, pari al 18,8%, a fronte di una media nazionale del 21,5 per cento. Attualmente gli autonomi sono 98mila contro 423mila dipendenti».