PORDENONE - Un diverbio tra padre e figlio, una situazione di grande tensione, tanto da indurre un parente a chiamare il 112 nel timore che la situazione potesse degenerare.
IL PROCESSO
L'altra sera l'uomo è stato accompagnato in Questura e, al termine degli accertamenti e della fotosegnalazione, è stato portato nella casa circondariale di Pordenone su disposizione del magistrato di turno, il sostituto procuratore Carmelo Barbaro. Una volta valutati gli atti, la Procura ha chiesto che fosse processato per direttissima. L'udienza si è celebrata ieri mattina davanti dal giudice monocratico Piera Binotto. Marchesin in questa fase si è avvalso della facoltà di non rispondere.
LA MISURA CAUTELARE
L'arresto è stato quindi convalidato per resistenza aggravata dall'utilizzo del coltello che Marchesin ha agitato davanti ai poliziotti per tenerli a distanza. Il vpo Patrizia Cau ha chiesto e ottenuto dal giudice l'applicazione della misura cautelare in carcere per evitare ulteriori scontri con il padre. «La strada degli arresti domiciliari non era praticabile - ha spiegato il suo difensore, l'avvocato Alessandro Sperotto - per via della convivenza con il genitore». Il processo è stato aggiornato, in quanto il legale ha chiesto termine a difesa per valutare eventuali riti alternativi. Marchesin è stato riaccompagnato in carcere, tornerà in aula il prossimo 30 ottobre, quando sarà definita la sua posizione.