Padova. Il manoscritto rubato torna alla Chiesa degli Eremitani: risale alla fine dell'800

Il reperto proveniva da una libreria della zona di Verbania che vende testi antichi

Martedì 7 Maggio 2024 di Nicoletta Cozza
Manoscritto

PADOVA - È tornato dove era stato rubato: la chiesa degli Eremitani. Consegnato subito dopo Pasqua al parroco don Lucio Guizzo. Ha avuto un epilogo positivo, infatti, la vicenda del manoscritto denominato “Memorie relative alla chiesa parrocchiale degli Eremitani di Padova e suo circondario raccolte l’anno 1876”, che faceva parte del bottino di un furto messo a segno alcune decine di anni fa appunto nell’archivio della parrocchia attigua ai Musei omonimi. La vicenda aveva preso avvio a inizio 2022, quando i carabinieri del Nucleo tutela patrimonio culturale di Bologna, mentre erano impegnati in un’indagine che aveva portato alla denuncia di una persona residente in Emilia con l’accusa di ricettazione di beni culturali, avevano sequestrato alcuni documenti di interesse storico, tra cui quello trafugato nel capoluogo del Santo. Da quanto è emerso il reperto proveniva da una libreria della zona di Verbania che vende testi antichi e sono stati poi gli accertamenti effettuati dai militari della locale sezione di polizia giudiziaria a riscontrare che la chiesa patavina anni prima aveva subito un furto e che il manoscritto faceva parte del bottino.

Nel contempo è emersa l’estraneità ai fatti del titolare della libreria del Verbano in quanto lo aveva comprato da una persona, poi deceduta, prima che il manoscritto fosse dichiarato di interesse storico dalla Soprintendenza archivistica e bibliografia del Veneto e del Trentino. A proposito dell’autenticità, ulteriori approfondimenti hanno permesso di verificare come la grafia dell’autore fosse la stessa di un parroco in servizio agli Eremitani dal 1885 al 1896. Terminate le indagini, il manoscritto è stato ufficialmente riconsegnato dai carabinieri al parroco.

Il manoscritto rubato torna a casa

«L’ho subito ricollocato in archivio – ha spiegato don Lucio – ma non ho ancora avuto il tempo di esaminarlo e di inquadrarlo, perché nel periodo pasquale noi preti siamo pieni di impegni. All’inizio mi pare ci sia un elenco delle opere degli Eremitani e poi una lunga cronaca, di cui non conosco il contenuto, ma che riguarda sempre la nostra chiesa. Appena possibile darò un’occhiata per approfondire. Ad avere per primi la notizia del ritrovamento sono stati i membri dell’Ufficio beni culturali della Diocesi che mi hanno telefonato per effettuare delle verifiche: sono stati loro ad analizzare il documento sulla scorta della foto che i carabinieri avevano girato un paio di anni fa. Non sappiamo a quando risalga il furto: io sono qui dal 2009 e sicuramente è avvenuto prima. Intanto ho rimesso il documento in archivio, essendo un atto che riguarda la nostra chiesa, scritto dal parroco di allora».

La storia

«Il manoscritto – evidenzia l’assessore alla Cultura, Andrea Colasio – ha una straordinaria importanza per la storia della città perché risale a una fase temporale particolarissima, in cui il Comune stava sostenendo la fabbriceria degli Eremitani in una causa, iniziata nel 1871, contro i nobili Gradenigo-Baglioni che finirà poi, dopo alterne vicende, con la vittoria della prima nel 1879, dopo un processo che ha visto l’avvocato Giacomo Levi Civita difendere le prerogative della fabbriceria stessa che rivendicava la proprietà della Cappella degli Scrovegni e riconosceva agli “avversari” solo il giuspatronato. In quegli anni Palazzo Moroni aveva preso questa posizione con l’intenzione di mettere in difficoltà i proprietari che avevano avuto comportamenti negativi, tentando persino di vendere lo scrigno giottesco agli inglesi. Alla fine è stato sancito che la Cappella è un tempio e appartiene alla Chiesa universale. Il documento ora restituito ha un valore rilevante in quanto fotografa la situazione degli Eremitani nel momento in cui quella chiesa con la sua fabbriceria si stava battendo per acquistare la Cappella: il contesto storico è davvero importante».
«Al Nucleo tutela dei carabinieri – ha concluso Francesca Veronese, direttore dei Musei Civici Eremitani – lavorano persone di grandissima capacità che, grazie anche alla corposa banca dati di cui dispongono, ottengono risultati eccezionali. Sono professionisti al servizio della cultura».

Ultimo aggiornamento: 8 Maggio, 10:05 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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