BpVi, la Cassazione revoca la donazione dei beni di un’ex consigliera Maria Carla Macola ai figli

Maria Carla Macola aveva trasferito i beni «per non rischiare un sequestro». Secondo la Cassazione l’atto segue la scoperta di azioni illecite nella banca

Martedì 26 Marzo 2024 di Gianluca Amadori
Maria Carla Macola

Non vale l’atto di donazione con cui, tra l’ottobre del 2015 e il maggio del 2016, l’allora consigliere d’amministrazione della Popolare di Vicenza, Maria Carla Macola, trasferì ai figli, Benedetto e Alessandro Sgaravatti, le quote “del capitale sociale delle società Camping Market srl e Tourist Market srl”.


Lo ha stabilito la Corte di Cassazione confermando la sentenza con cui, due anni fa, la Corte d’appello di Venezia aveva rigettato il ricorso dalla nota imprenditrice padovana, assistita dagli avvocati Antonio Lovosetto e Roberto Mastrosanti.

La Suprema Corte ha stabilito l’inefficacia delle due donazioni nei confronti della Popolare di Vicenza, l’istituto messo in liquidazione nella primavera del 2018 dopo essere stato travolto sotto il peso di circa un miliardo di “baciate”, i finanziamenti ai soci per acquistare azioni della banca: di conseguenza se Macola dovesse essere considerata responsabile dei danni subiti dalla banca, i liquidatori potranno rivalersi anche su quei beni.


La procedura di inefficacia delle due donazioni (ma anche di altre, per le quali il giudizio è ancora in corso) è stata avviata contestualmente alla causa civile che i liquidatori della Popolare di Vicenza hanno intrapreso di fronte al Tribunale civile di Venezia per l’accertamento della responsabilità in capo a Macola e ad altri ex amministratori, finalizzata ad accertare una contestata “mala gestio” e quindi ad ottenere la loro condanna al risarcimento dei danni.


AZIONE DI RESPONSABILITÀ


Nell’inchiesta penale, che ha portato alla condanna dell’ex presidente della Popolare, Gianni Zonin, e di quattro alti dirigenti (la sentenza è in attesa del pronunciamento della Corte costituzionale sulla maxi confisca), la posizione di Macola è stata archiviata assieme a quella di altri 20 tra ex consiglieri d’amministrazione e componenti del collegio sindacale. Ma i liquidatori, assistiti dagli avvocati Carlo Pavesi e Antonio Satalino, sono intenzionati a proseguire sul fronte civile: l’azione di responsabilità a carico degli ex vertici della BpVi proseguirà con l’udienza fissata domani per una consulenza tecnica. Finora sono già cambiati due giudici e i rinvii sono stati numerosi, anche per colpa del Covid. 


LE REVOCATORIE


La sentenza della Cassazione di pochi giorni fa è la prima che si pronuncia in tema di revocatorie, tra le tante avviate dai liquidatori della Popolare. I giudici scrivono della dottoressa Macola che “non può fondatamente ritenersi che fosse ignara di possibili pretese risarcitorie della banca nei suoi confronti al momento del compimento degli atti contestati, sia per la conoscenza delle attività ispettive già poste in essere dalla Bce, sia perché fra la fine del 2014 e l’inizio del 2015 era divenuta di pubblico dominio la prassi illecita di concedere ai soci ed agli azionisti della banca finanziamenti correlati alla sottoscrizione o all’acquisto di titoli della banca».


Dalla sentenza emerge che, nel corso della riunione del consiglio di amministrazione del 12 maggio 2015, il consiglio della banca aveva espresso «grave preoccupazione», riscontrando l’inadeguatezza del sistema dei controlli e l’imprenditrice padovana aveva «partecipato attivamente alla riunione, chiedendo anche chiarimenti su “come sia possibile che gli ispettori abbiano subito individuato le anomalie”».


CONSAPEVOLEZZA


Secondo i giudici, «la circostanza che immediatamente dopo la predetta riunione del consiglio di amministrazione la convenuta abbia intrapreso il compimento di una serie di atti, diretti a trasferire a terzi a lei vicini (i figli, le loro società appositamente costituite, la nuora) pressoché tutti i propri beni (come si evince dall’oggetto degli altri contenziosi pendenti tra le parti) rappresenta un ulteriore indice della piena consapevolezza in capo alla medesima della verosimile pretesa risarcitoria della banca... Il desiderio invocato dalla dottoressa Macola di porre in essere “un passaggio generazionale” in favore dei figli, anche per i vantaggi fiscali delle operazioni, non è idoneo a escludere l’elemento soggettivo dell’azione revocatoria, non vertendosi in tema di simulazione, e per la stessa ragione sono irrilevanti il pagamento del corrispettivo dell’atto di cessione e la relativa congruità».


Maria Carla Macola, molto conosciuta a Padova anche per essere stata moglie dell’allora rettore dell’Università, Mario Bonsembiante, ha per lungo tempo gestito il primo campeggio a cinque stelle italiano, l’Union Lido di Cavallino, fondato dalla sua famiglia negli anni Cinquanta. Il figlio Alessandro Sgaravatti ne è da tempo l’amministratore delegato.

Ultimo aggiornamento: 16:46 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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