Protesta pro-Palestina, caos negli atenei Usa: più di duemila fermi. Biden: «Stop all’antisemitismo»

Tensione alle stelle da New York a Los Angeles: scontri e proiettili di gomma per sgomberare gli atenei

Venerdì 3 Maggio 2024 di Anna Guaita
Protesta pro-Palestina, caos negli atenei Usa: più di duemila fermi. Biden: «Stop all’antisemitismo»

«Oh buon Dio!».

La reporter Gina Silva non ha trattenuto l’esclamazione di allarme e sorpresa, quando ha visto che la polizia cominciava a sparare pallottole di gomma per sgomberare i manifestanti pro-palestinesi. In diretta, sul canale Fox11 di Los Angeles, Silva ha commentato senza nascondere lo sgomento: «Fanno male, possono anche rompere un braccio o una gamba, possono accecare!». Asserragliati da giorni in un accampamento nel cuore del campus della Ucla i manifestanti hanno tentato di difendersi dai proiettili innalzando degli scudi di fortuna, pezzi di cartone o ombrelli aperti. Molti gridavano: «Dove eravate ieri sera?», «Vogliamo giustizia!».

LE VIOLENZE

La sera prima gli stessi manifestanti erano infatti stati oggetto di un’aggressione da parte di un gruppo che si era presentato come composto di studenti filo-israeliani, ma allo studio delle immagini è stato notato che erano persone adulte e non studenti. I presunti pro-israeliani avevano attaccato i pro-palestinesi, e ne è nata una rissa che ha mandato almeno 15 ragazzi all’ospedale. La polizia non si è vista se non dopo ore di caos, fatto che ha indignato lo stesso governatore della California, il democratico Gavin Newsom, che ha chiesto un’immediata indagine sulle cause del ritardo. Le tv e i social ci hanno comunque restituito le immagini di due notti di violenze nel campus dell’Università liberal di Los Angeles, mentre permane molta confusione sulle responsabilità e cresce il sospetto che a innalzare la tensione siano stati degli agitatori esterni.

Un sospetto peraltro che correva ieri anche a New York, dove lo stesso sindaco Eric Adams, un democratico, ha dichiarato senza peli sulla lingua che l’escalation della manifestazione di protesta alla Columbia University, con l’occupazione di uno dei più famosi edifici del campus, l’Hamilton Hall, era stata provocata da «agitatori esterni». A New York la polizia avrebbe anche le prove, sia in un video che mostra un gruppo di “infiltrati” vestiti di nero, che portano barre di acciaio e catene, sia nell’identificazione del 47% degli arrestati dopo l’irruzione per svuotare il palazzo: 133 di 282 non erano studenti e non avevano il diritto di essere nel campus. Due casi di violenze, due casi di pesante intervento della polizia e due casi di presenze estremiste di posizioni opposte: gli esempi di escalation a Los Angeles e New York sono i più eclatanti, ma nelle ultime ore ci sono stati arresti in vari altri campus, con piccoli scontri fra manifestanti e polizia anche in altre università. Un calcolo di ieri portava il totale degli arresti a 2mila, realizzati nel corso di 38 diverse irruzioni della polizia in 30 campus.

LA CASA BIANCA

Ieri il presidente Biden è intervenuto pubblicamente dalla Casa Bianca affermando che «l’ordine deve prevalere» nei campus universitari, ma aggiungendo che «la Guardia Nazionale non dovrebbe intervenire». Biden ha cercato di percorrere un tracciato di tolleranza e severità allo stesso tempo: «Vandalismo, violazione di domicilio, rottura di finestre, chiusura di campus, cancellazione di lezioni e lauree: niente di tutto questo è una protesta pacifica - ha protestato -. Minacciare le persone, intimidirle, instillare la paura in loro non è una protesta pacifica. È contro la legge». Forte è stata la presa di posizione contro l’intolleranza: «Non c'è posto per discorsi di odio o violenza di alcun tipo. Non c'è posto per il razzismo in America. È tutto sbagliato. Non è americano». E ha concluso: «Il dissenso è essenziale per la democrazia, ma non deve mai portare al disordine o alla negazione dei diritti degli altri, in modo che gli studenti possano finire il semestre e la loro istruzione universitaria».

È difficile che l’intervento soddisfi la massa studentesca che ha preso a cuore la sorte dei palestinesi e contesta il sostegno americano nella guerra di Israele a Gaza, ma va detto che la stragrande maggioranza degli studenti è solo interessato a concludere l’anno accademico, e coloro che hanno finito i 4 anni di corso di laurea vogliono poter partecipare alla celebrazione di laurea, che in tutti i campus dovrebbe tenersi nelle prossime tre settimane. Bisogna vedere se ha ragione il Wall Street Journal, giornale conservatore, che ieri in un fondo profondamente preoccupato denunciava proprio l’ingerenza di «agitatori professionisti» e la creazione di «strutture extra-moenia» per tenere viva la protesta giovanile, per mesi, durante l’estate e portarla ad agosto alla Convention democratica di Chicago, indebolire Biden e influire così sulle elezioni di novembre. Il WSJ ricorda come nel 1968 le manifestazioni contro la guerra in Vietnam sfociarono in violenze che arrivarono fino alla Convention democratica, proprio a Chicago, dando al Paese un’immagine di caos e disordine e favorendo l’elezione del repubblicano Richard Nixon.

Ultimo aggiornamento: 13:40 © RIPRODUZIONE RISERVATA