Mentre la tensione in Medio Oriente si intensifica, Israele sembra pronto per una risposta decisa all'Iran dopo l'attacco della notte di sabato 13 aprile. Il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu, infatti, non intende dare ascolto al presidente americano Joe Biden, che si è detto contrario a nuove azioni militari tra i due paesi. Ma Israele risponderà, lo ha fatto capire chiaramente, e starebbe delineando un piano basato su attacchi ai siti nucleari iraniani e operazioni informatiche.
Una risposta contenuta ma efficace
La strategia israeliana attuale mira a limitare le vittime civili, con attacchi mirati verso obiettivi specifici. Ma non è così semplice: per colpire le centrali nucleari come quella di Fordow, che si trova a decine di metri sottoterra, sono necessarie delle bombe “bunker buster” da 13 tonnellate che gli Stati Uniti non sarebbero intenzionati a fornire. Si tratterà di un'operazione complessa, con l’utilizzo degli F-35 in diversi squadroni per coprire quasi 2000 km di volo. In tutti i casi, è importante precisa che una risposta “tradizionale” (con missili o bombardameti da aereo) si concentrerebbe su strutture militari, così da evitare al massimo le vittime civili.
La guerra elettronica
Il cyber-raid è un'altra opzione sul tavolo.
La preoccupazione degli alleati
Nonostante la determinazione israeliana, la risposta degli alleati internazionali, inclusi gli Stati Uniti, è stata cauta. Il presidente americano Joe Biden e altri leader mondiali hanno esortato alla moderazione per evitare un'escalation che potrebbe destabilizzare ulteriormente la regione. Israele, da parte sua, si vede costretta a mediare tra le pressioni occidentali e la sua esigenza di dare una risposta decisa a Teheran.