«Il lavoro sulla normalizzazione dei rapporti israelo-sauditi è molto vicino al completamento».
Collante
Ma il grande paese sunnita che ospita i due principali luoghi simbolo dell’Islam, La Mecca e Medina, non ha interrotto i rapporti che ormai avevano segnato un vero disgelo con Israele, scambi di natura commerciale in cui da una parte si offriva alta tecnologia e dall’altra un mercato potenzialmente enorme. A fare da collante a questa nuova stagione che sta ridisegnando la geopolitica dell’area è la comune preoccupazione per la aggressiva politica iraniana che si sta dotando di armi nucleari e ha costruito con gli altri Paesi sciiti un’“Alleanza della resistenza” che dalla Siria al Libano, dallo Yemen fino a Gaza destabilizza l’intera regione.
La prova di questi nuovi assetti nella regione si è avuta poche settimane fa, la notte degli attacchi di Teheran verso Israele, quando lo scudo protettivo formato dall’Arabia e dall’altro alleato storico di Israele, la Giordania, ha intercettato oltre il 95 per cento dei droni, dei missili balistici e da crociera. E adesso per il futuro immediato, Israele spera che nella striscia di Gaza la ricostruzione materiale dopo le devastazioni della guerra e soprattutto quella politica dopo quasi venti anni di dominio incontrastato di Hamas, sia guidata da Riad. I sauditi assumerebbero così un ruolo di stabilizzazione dell’area allargando il novero dei paesi arabi moderati come l’Egitto e la Giordania, con cui lo Stato ebraico, dopo averli combattuti in diverse guerre, ha ora ottimi rapporti di buon vicinato.