La nuova Irpef premia i lavoratori dipendenti.
IL CONFRONTO
Le differenze tra le varie categorie, visto che aliquote e scaglioni (ridotti a quattro) sono uguali per tutti, dipende dalla struttura delle specifiche detrazioni per lavoro: quella riservata ai dipendenti risulta nel complesso un po’ più generosa. La volontà di non scontentare nessuno ha però impedito al governo di centrare (almeno per ora) uno degli obiettivi dichiarati della riforma fiscale, ovvero semplificare il sistema. Le formule delle detrazioni sono come al solito complesse e non intuitive. E il vecchio “bonus 100 euro” (a sua volta erede di quello voluto da Renzi) è stato mantenuto per chi guadagna meno di 15 mila euro, mentre al di sopra di questa soglia scatterà, parzialmente, solo per i contribuenti con molte detrazioni personali (oltre a quella da lavoro), per evitare una perdita sostanziale rispetto al sistema precedente. Ma l’applicazione non si annuncia facile.
Intanto dopo la presentazione dell’emendamento governativo che contiene le novità in materia fiscale i lavori della legge di Bilancio continuano a ristagnare. Ieri al Senato sono state sconvocate le riunioni della commissione Bilancio previste per oggi, in attesa della messa a punto definitiva delle ultime modifiche tra cui quelle relative al superbonus.
Dipendenti: beneficio alto a 40mila euro
Se i lavoratori dipendenti risultano relativamente più premiati dalla nuova Irpef, all’interno di questo mondo i benefici non sono uguali per tutti: risultano più favoritii redditi medio-alti a partire dai 40 mila euro l’anno e fino a 55 mila. Ovvero quelli che in passato non avevano goduto dei vantaggi del bonus 80 euro, poi elevato a 100. Ma per coloro che sono invece tra i 15 e i 28 mila euro sarà un’incognita proprio l’applicazione del bonus, che vale 1.200 euro l’anno. Spetterà infatti solo a coloro per i quali la somma delle detrazioni da lavoro, di quelle per carichi familiari e di quelle personali per mutui, spese sanitarie e ristrutturazioni (precedenti al 2022) superino l’imposta lorda dovuta. Cioè i contribuenti che arrivando a imposta zero rischierebbero di perdere una parte di queste detrazioni, mentre in precedenza potevano sfruttarle fruendo del bonus. In questi casi allora il bonus sarà riconosciuto non integralmente, ma appunto in proporzione all’importo in bilico. È probabile però che questa possibilità possa essere sfruttata solo in dichiarazione dei redditi, perché i datori di lavoro non hanno le informazioni sulle detrazioni personali.
Pensionati: importi rivalutati e nuove aliquote
La nuova curva delle detrazioni per i pensionati è leggermente meno generosa di quella dei lavoratori dipendenti. Ma ha l’effetto di innalzare leggermente la soglia sotto la quale non è dovuta imposta (la cosiddetta no tax area) ovvero il livello di reddito in cui la detrazione specifica dei pensionati supera annullandola l’Irpef lorda. In precedenza la no tax area scattava a 8.130 euro, mentre dal 2022 salirà a 8.500. Il vantaggio maggiore per questa categoria di contribuenti, rispetto alle regole in vigore fino al 2021, sarà nella fascia intorno ai 50 mila euro l’anno. È il caso di ricordare che per i pensionati scatterà il prossimo anno la perequazione degli assegni, con un tasso di rivalutazione dell’1,7 per cento corrispondente all’inflazione del 2021 provvisoriamente stimata. Per cui da gennaio i loro trattamenti avranno questo incremento lordo (parzialmente limitato per quelli con redditi più alti) e sui nuovi importi verranno applicate le nuove e più favorevoli aliquote e detrazioni. Chiaramente la progressività dell’imposta assorbirà una parte degli incrementi lordi riconosciuti.
Autonomi: la "no tax area" sale a 5.500 euro
Tradizionalmente i lavoratori autonomi godono di una struttura di detrazioni per lavoro meno favorevole rispetto a quella di lavoratori dipendenti e pensionati. La nuova Irpef conserva questo assetto differenziato, ampliando anzi leggermente le distanze, almeno in alcune fasce di reddito. La prima conseguenza della particolarità degli autonomi è una soglia di esenzione più bassa: mentre per dipendenti e pensionati, anche in assenza di ulteriori detrazioni personali, l’imposta resta pari a zero fino a oltre 8 mila euro di reddito l’anno, le partite Iva iniziano a pagare prima. Dal 2022 però la “no tax area” si espanderà un po’ passando da 4.800 a 5.500. Con la struttura Irpef in vigore dal 2022 gli autonomi avranno il massimo vantaggio in corrispondenza dei 50 mila euro di reddito l’anno.
Va ricordato che chi svolge un’attività indipendente potrà continuare a sfruttare anche il prossimo anno il regime vantaggioso della flat tax: un’aliquota ferma al 15 per cento a condizione che i ricavi non superino i 65 mila euro.