Non c’è bisogno di risalire alla famosa borsa di Giuda ( si racconta sdrucita ma di materiale buono) contenente i trenta denari che avrebbero determinato il valore della vita del Cristo. E neanche serve andare a sfogliare pagine d’arte che ci riportano sculture e immagini del tempo più lontano, personaggi dell’antica Roma raffiguurati spesso con una sacca pendente da fettucce legate in vita dentro la quale probabilmente c’erano gli oggetti, le cose che la vita esigeva fossero a portata di mamo. Più avanti quelle sacche non figurano più ma lasciano intendere che , sotto le pieghe abbondanti delle toghe, saccocce capienti contengano il necessaire per la giornata di un uomo . Le donne evidentemente non avevano bisogno di avere con sé, fuori casa, oggetti indispensabili . Un po’ dismessa, quasi dimenticata nel Seicento, nel Settecento la saccoccia nascosta tra le pieghe delle grandi gonne diventa una borsa, quasi sempre quadrata, appesa in vita. Erano sempre delle fettucce (a volte colorate o intervallate a punti che si traducevano in un motivo decorativo, i manici di questi elementi di supporto per il vestìario del tempo. Il termine “tagliaborse” infatti deriva proprio dal fatto che i malandrini (che esistevano anche allora) per portare via soldi e quant’altro a malcapitati tagliavano le fettucce e rubavano la borsa. Sarà la Rivoluzione francese a dare spazi alla borsa come elemento staccato dal vestito, sia per gli uomini che avevano che perle donne che avevano detto addio a guardinfante e crinoline per adottare abiti leggeri, lievi , quasi trasparenti sopra sottogonne che si lasciavano scorgere come complemento del vestito. Ecco allora nascere l’arte della borsa come la conosciamo oggi, un oggetto quasi d’arte, elaborato in modo particolare, da tenere separato dall’abito, da utilizzare per portare con sé l’occorrente per una signora.
Negli anni Trenta, quando fa la sua comparsa la pochette, dotata di una maniglia solo in un fianco del rettangolo piatto, uno studioso della storia del costume, Marc Alain Deschamps, nel suo saggio , “ Psicologia della moda” , scriveva a proposito della funzione della borsetta per l’abbigliamento femminile: “la borsa una volta conteneva accessori e prodotti di bellezza, biglietti da visita, un portamonete, un fazzoletto, delle caramelle. Poi sono apparsi i documenti di identità, il portafoglio, la stilografica, il temperino, gli occhiali, le sigarette, l’accendino. Infine, si sono aggiunti il libretto degli assegni, i documenti, le chiavi dell’auto, l’agenda, gli assorbenti, i calmanti e i prodotti farmaceutici. La borsa contiene in media 15 oggetti per le nubili e 18 per le sposate...”
Figuriamoci se dovesse rivedere quel conteggio per una borsa del 2021!
Una passeggiata come questa nella storia della borsa mi viene suggerita oggi da una iniziativa che recentemente è riuscita a mettere insieme l’amore per la bellezza, l’utilità , l’arte e il bene comune. Unna capsule di borse eccezionali, uniche nella loro diversità, è stata realizzata dalla stilista Carla Plessi, veneziana che alla moda e alla bellezza ha dedicato il suo impegno più grande. Affidando il gioco di fantasia anche ad allieve insolite, le ospiti di “Casa e Famiglia San Pio X” della Giudecca, a Venezia, alle quali la stilista ha consentito di esternare immagini, progetto estetico, realizzazione in piena libertà, l’iniziativa ha assunto valore non solo estetico per l’interesse che il team di Mac Arthur Glen, ha subito dimostrato inglobando la capsule nel panorama eclettico dell’outlet di Noventa di Piave.
“Valorizzare iniziative del territorio che coniughino la moda con programmi di sostenibilità e inclusività - ha detto Daniela Bricola, General Manager di Noventa Outlet - è un obiettivo di grande rilevanza nelle scelte del Gruppo McArthur Glen”.
Quadrate, rotonde, rettangolari, a triangolo, pochette, secchiello: “Charlie”, “ Sole”, “Minisole” , “Eugenia”... la vetrina, che nell’outlet di Noventa sarà aperta fino a esaurimento delle borse, resta un momento di grande impatto per la moda, e per i legami e le azioni sostenibili che con la moda si possono creare. Tra le imprese che hanno aderito , oltre alla veneziana Rubelli, per i tessuti Peserico eLardini. Il cuoio vegetale della conceria friulana Piietro Pressot (tagliato e lavorto nel suolificio Prestige) . Pelli di Vueffe Studio . Per i pizzi , le Rappresentanze Degan e Sissi Balbinot Blasi. Frammenti di broccato prezioso sono stati concessi dal b&b di Charme “ Maria Adele” di Venezia.
Ultimo aggiornamento: 19:13 © RIPRODUZIONE RISERVATA