Cha sia un Natale particolare è evidente e niente possiamo aggiungere su questo dramma della pandemia da Coronavirus che improvvisamente ha capovolto ritmi, stili di vita, opportunità, consuetudini, entrando di prepotenza nel nostro intimo anche più profondo fino a cambiare i rapporti con la famiglia, con l’intera società. Soprattutto il nostro rapporto con la casa, questo rifugio che risulta il più antico nella storia. Natale è una delle feste più sentite dell’anno, non solo per chi la vive con significato religioso, o come trionfo di una occasione consumistica che ha assunto quasi aspetti di superstizione o di dipendenza. Natale è una grande festa , è un momento dell’anno speciale per tutti, perché è un fatto che trova radici nel mito , è un tuffo nella storia più antica dell’uomo e come tale risulta motivo di partecipazione anche in chi non ne vede risvolti mistici o di superficiale scambio di doni. La storia del Natale ,nel mondo antichissimo dove abita il mito, trova le radici nella festa importantissima del Sol invictus, pervenuta a noi dal mito con le interpretazioni attuali che la accompagnano. Collocata tra il 20 dicembre e la fine dell’anno, era la festa del Sole, l’astro che consentiva la vita, la cui celebrazione più realistica era stata fissata nella data in cui cade il solstizio d’inverno (la stessa che poi nella storia, con le diverse implicazioni religiose, è stata assegnata al Natale). Si festeggiava il riproporsi del Sole dopo la notte più lunga come saluto alla rinascita della natura dopo la fione delle notti più lunghe. Per millenni la festa , celebrata dapprima in Siria e in Egitto con l’immaginario di un bambino (il Sole) partorito da una donna vergine e venerato come trionfo della luce sulle tenebre, si impose ovunque nel mondo occidentale con il nome di “Dies natalis Sole invicti”). Nell’antica Roma fu l’imperatore Aureliano a stabilire di celebrarla ufficialmente il 25 dicembre, in cui coincideva solstizio d‘inverno e quindi la vittoria del nuovo giorno sulla notte più lunga. Dall’antico mito dunqe proviene il fascino che esprime per questa festa una partecipazione globale, collettiva, inconsapevolmente legata a quel trionfo del Sole che millenni fa, rappresentato da un bimbo, costituiva motivo di credenza religiosa: emozioni imposte da una storia che si perde nel mito che in un momento come questo, offuscato dal dramma del Covid , minacciano di rendere i giorni del Natale psicologicamente difficili soprattutto per chi non abbia un rifugio importante com’è la famiglia , realtà oggi colpita anche da scelte che ne mettono a rischio le valenze positive che questo istituto sociale, morale, legale, propone come unica radice (purtroppo da molti messa pericolosamente in discussione) , l’unica che può offrirci la mano amica in qualsiasi momento della vita.
Trasferendoci su un terreno più vicino ai nostri bisogni non si può non rilevare che però, al di là di tutto il negativo di un Natale in forzata solitudine, questo tempo imprevisto di riflessione e di costrizione tra le mura domestiche, ci consente di comprendere a fondo il valore della casa, il bisogno di renderla sempre più amica, ben curata, ben vestita, amata. Una condizione che trova riscontro nella fortuna che in questo periodo di tragica caduta dei consumi in generale riscontrano, rispetto ad altri settori della produzione destinata al nostro quotidiano, gli oggetti per la casa, le proposte di biancheria rinnovata, di decori, gli arredi, dai mobili ai tessuti nel gioco dei motivi e dei colori da scegliere per il nostro habitat.
Non è un caso infatti che in questi giorni sia stata celebrata “ la casa” con la riproposta dell’arredo a Roma, per "Quirinale contemporaneo" al quale ha partecipato anche Giorgio Armani con l’invio di un tappeto della sua produzione “casa” legata anche alla firma prestigiosa dei Rubelli di Venezia. E non è un caso che proprio Rubelli nei suoi spazi veneziani, parigini, milanesi, abbia organizzato in questo periodo natalizio dei viaggi del sogno offrendo una mostra con la riproposta di tessuti preziosi o semplici, antichi disegni, antiche armonie cromatiche per la casa di oggi, qualsiasi essa sia, rifugio antico e comunque specchio di ciò che realmente siamo ( al contrario della moda da indossare che può anche raccontare ciò che non siamo ma vorremmo essere).
Ove tu non sia tra gli sfortunati che una casa non ce l’hanno, dimmi che casa hai e ti dirò chi sei.
Bon Natale da Luciana Boccardi.
Ultimo aggiornamento: 18:14 © RIPRODUZIONE RISERVATA