Se c’è una dimensione della nostra vita che ha sempre saputo adeguarsi ai “modi” , alle atmosfere, a i vari mutamenti sociali, talvolta persino prevenendoli , è la moda. Oggi l’ennesima dimostrazione della sua capacità di adattamento con la traduzione in digitale dell’intero apparato espositivo , l’eliminazione delle sfilate-show, degli eventi megagalattici ai quali far intervenire la social-crème mondiale. Basta sale gremite di folla disposta a tutto pur di entrare, basta con le modelle capricciose che ormai si sentivano dive, basta pettegolezzi raccolti da una stampa affamata di gossip più che di opere in tessuto da indossare : tutti a casa da dove gli interessati , i buyers, molta stampa di tutto il mondo, potranno godere la simil-sfilata in web, con le indossatrici trasformate in dive del “muto”.
“Modelle” improvvisate attrici, anche nella fiaba cortometraggio di Matteo Garrone al quale Maria Grazia Chiuri ha affidato il compito di creare una storia che parli di Dior con il linguaggio onirico stupendamente raccontato dal regista della fiaba. E l’autore della magia che ci aveva già proposto con “Pinocchio” ha davvero realizzato una bellissima sequenza di immagini sognanti che ci conducono in una selva inventata, dove individui e individue si muovono come se si trovassero in qualche pagina di Omero, ninfe abbigliate di veli che si rivelano abiti da sera, da giorno, nuove proposte che tengono conto di un guardaroba da reinventare . E la Chiuri , prima donna stilista della più prestigiosa Maison di Francia, sta dimostrando un’arguzia e un’adesione al clima sociale del nostro tempo tra le più autorevoli. Nella favola girata nel bosco del quasi- dopo-coronavirus, laghetti romantici si alternano a passaggi scabrosi, con intrecci minacciosi di liane e sterpaglia per poi tornare ad aprirsi in spazi verdi dove le ninfe possono zampillare sull’acqua senza timore di rovinare i capi firmati Dior Alta Moda Autunno-Inverno 2020.21, dai molti zeri ambiti.
In questo bosco si muovono due addetti al trasporto di un curioso baule a forma del complesso che Dior occupa in Avenue Montaigne , a Parigi. All’interno , gli abiti della collezione riprodotti in miniatura , formato bambola, perché sono bambole-indossatrici quelle che li indossano, uguali alle famose poupèes che nell’Ottocento, il secolo in cui la moda con capitale a Parigi divenne regina del bel vestire nel mondo, venivano inviate in ogni angolo del Continente e oltre per reclamizzare le invenzioni dei sarti francesi. In quel tempo, a Venezia, in piazza San Marco, esisteva - e vi resse per quasi un secolo, fino alla seconda metà del Novecento - un negozio di moda lussuosa dal nome “La piavola de Franza” (bambola di Francia) , dove i modelli indossati dalle antenate delle moderne indossatrici stuzzicavano la vanità di signore, principesse, regine.
In questi giorni di entusiasmo e con qualche vuoto storico - al quale la moda ci ha abituato con l’agilità dettata dalla sicumera che giustamente gli artisti si concedono (e gli stilisti sono artisti a tutto tondo) - qualche corrispondenza (anche d’alto lignaggio) ci ha fatto leggere a proposito dell’invenzione delle bambole-indossatrici - sia pure riportandolo come intervista - una data di nascita che le colloca nel dopoguerra del Novecento ( quando di fatto la moda cercava di ritrovare una via per presentarsi in forme accattivanti ricorrendo a una tradizione quasi dimenticata : le famose poupèes di Francia, le bambole - indossatrici che nel diciannovesimo secolo e oltre imperversarono in Europa e nel mondo come ambasciatori della moda francese.
Dior - con l’apporto di Chiuri e la complicità di Garrone - vince questa sfida all’ O-K Corral che si prospettava con tanti punti di domanda. Anzi, l’intuizione della Chiuri (che il 22 prossimo avrà la sua consacrazione a Lecce con la sfilata Dior-cruise) , lascia presagire che la stilista, in un suo eventuale, per ora non prevedibile, dopo-Dior , troverà audience come politico: l’invito del presidente Emiliano di Puglia di sedersi al tavolo delle proposte per quella regione ha creato in questo senso un presupposto intelligente.
Ma la settimana dell’alta moda a Parigi ha riservato tante importanti sorprese alle quali ci dedicheremo prossimamente. La più intrigante? Chanel.
Ultimo aggiornamento: 13:03 © RIPRODUZIONE RISERVATA
MODI E MODA di
Luciana Boccardi