Nebbia cerebrale post Covid: sintomi, cause e nuovi studi. Alessandra Vergori: «Ipotesi infiammazione al cervello»

Giovedì 29 Febbraio 2024
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Nell'epoca post-pandemica, uno dei sintomi più dibattuti e investigati che continua a emergere nel post COVID-19 è la cosiddetta "nebbia cerebrale". Questa condizione, caratterizzata da confusione, difficoltà di concentrazione e problemi di memoria, rappresenta una sfida sia per chi ne soffre sia per la comunità medica che cerca di comprenderne cause e trattamenti. Ne abbiamo parlato con la Dott.ssa Alessandra Vergori, dirigente medico e ricercatrice presso la UOC Immunodeficienze Virali dell'Istituto Spallanzani di Roma, per approfondire questo argomento affrontato recentemente anche attraverso uno studio del "Trinity College Dublin Allied Researchers Bioresource".

Dottoressa cos’è la nebbia cerebrale post COVID?

La nebbia cerebrale post COVID-19 è un termine che viene utilizzato per descrivere una serie di sintomi neurpsicologici che alcune persone sperimentano dopo essere state infettate dal virus SARS-CoV-2, il virus responsabile della COVID-19. Questi sintomi possono includere confusione mentale, difficoltà di concentrazione, difficoltà di memoria e disturbi psicologici. Può colpire persone di tutte le età, anche coloro che hanno avuto una forma lieve di COVID19.

A cosa è dovuta?

Non è ancora completamente compreso come il virus influisca sul sistema nervoso e provochi questi sintomi. È importante però sottolineare che la ricerca su questo argomento è ancora in corso, e gli esperti stanno cercando di capire meglio la natura e la durata di questi sintomi. Alcune ipotesi suggeriscono che il virus possa causare infiammazione nel cervello, interferire con il flusso sanguigno cerebrale o avere altri effetti diretti sul sistema nervoso centrale.

Potrebbe spiegare in dettaglio lo studio condotto dal trinity college sul cosiddetto Long Covid?

Questo recente studio pubblicato sulla rivista Nature Neuroscience ha dimostrato che la compromissione della barriera ematoencefalica, durante l'infezione acuta e nei pazienti con sintomi PostCOVID può determinare uno stato infiammatorio persistente in grado di causare deterioramento cognitivo, noto come "brain fog" o nebbia cerebrale.

Come interpretate il collegamento tra la nebbia cerebrale post COVID e le alterazioni riscontrate nel cervello?

La barriera ematoencefalica è una barriera anatomica che separa il sistema circolatorio del cervello dal resto del corpo con un ruolo chiave nella protezione del cervello da infezioni, tossine e sostanze potenzialmente dannose presenti nel sangue. La presenza di questa compromissione nei pazienti con long COVID e brain fog e la contestuale infiammazione sistemica persistente è proprio ciò che è stato riscontrato mediante tecniche avanzate di risonanza magnetica e test specifici su sangue.

Presso INMI risultati preliminari su compromissione neuropsicologica in Long Covid

Presso il nostro centro è stato condotto uno studio che ha esaminato la performance cognitiva e psicologica in pazienti affetti da sindrome Post COVID. Sono stati valutati 520 pazienti attraverso un'analisi neuropsicologica completa e l’utilizzo questionari su sintomi d'ansia/depressione e qualità del sonno. L'89% dei pazienti riportava esiti cognitivi lievi definiti come l’alterazione di almeno un test. A lungo termine, il 12% e il 9% dei pazienti hanno mostrato deficit nella memoria a breve termine e nella memoria relata al ragionamento e alla guida dei processi decisionali (memoria di lavoro). Inoltre, il 47% ha riportato ansia e il 31% una qualità del sonno peggiore. Nei pazienti precedentemente ospedalizzati per COVID19, è stata osservata una percentuale maggiore di alterazione cognitiva, in particolare nella memoria verbale a breve e lungo termine e una peggiore qualità del sonno; al contrario, sintomi ansioso-depressivi sono stati riscontrati nei pazienti non precedentemente ospedalizzati. Interessante la relazione tra queste alterazioni e la salute psicologica, vale a dire che ansia e depressioni potrebbero anche spiegare le alterazioni cognitive riscontrate. Inoltre, sembra che il genere femminile sia associato ad un aumentato rischio di alterazioni nella qualità del sonno e sintomi psicologici.

Questo potrebbe aprire nuove vie per il trattamento di questa condizione?

Attualmente, le prospettive terapeutiche per la nebbia cerebrale stanno emergendo man mano che gli scienziati e i professionisti medici comprendono meglio questa condizione. È importante notare che il termine nebbia cerebrale può essere utilizzato in modo piuttosto generico per descrivere una serie di sintomi cognitivi, e le opzioni terapeutiche possono variare in base alla causa sottostante. E’ sicuramente utile un approccio multidisciplinare che includa: gestione dei sintomi, terapie cognitive, fisioterapia e riabilitazione, esercizio fisico, gestione dello stress, una dieta equilibrata e uno stile di vita sano. Per quanto riguarda le terapie specifiche: sono in corso alcune sperimentazioni con farmaci i cui risultati definitivi non sono al momento conosciuti. La nebbia cerebrale può avere notevoli implicazioni sociali, influenzando le relazioni interpersonali, l'ambito professionale e la partecipazione ad attività sociali.
Ultimo aggiornamento: 14:09 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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