Preti pedofili, è bufera anche in Polonia, con 328 casi in 28 anni. Quello che fino ad oggi sembrava essere uno dei Paesi meno colpiti dallo scandalo della pedofilia viene travolto da una bufera che è destinata a lasciare il segno. Negli ultimi 28 anni, dal 1990 al 2018, la Polonia ha avuto a che fare con 382 casi di abusi sessuali su minorenni da parte di ecclesiastici, sacerdoti ma anche suore. A rivelarlo è stato oggi il primate polacco, l'arcivescovo Wojciech Polak, che ha presentato un copioso dossier fatto di dati analitici e statistiche al termine della riunione plenaria della Conferenza episcopale polacca.
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Un mea culpa che arriva a poche settimane dal summit organizzato in Vaticano a fine febbraio con papa Francesco e al quale hanno partecipato i vertici delle conferenze episcopali di tutto il mondo. Secondo il dossier, sono coinvolti 625 minorenni: 345 al di sotto dei 15 anni e 280 sopra i 15 anni. Il 58,4% riguarda i ragazzi, 41,6% ragazze. I procedimenti canonici contro i 382 ecclesiastici coinvolti sono ultimati nel 74,6% dei casi, mentre il 25,4% è ancora in corso. Fra i casi che sono arrivati a conclusione, il 25,2% ha ricevuto la massima pena, vale a dire la riduzione allo stato laicale. Il 40,3% di loro ha ricevuto altre pene canoniche.
Solo il 10,4% degli accusati sono stati riconosciuti come innocenti mentre la procedura contro il 12,6% di loro è stata interrota a causa della morte, il suicidio, grave malattia oppure la mancanza delle prove sufficienti. Nella maggior parte dei casi i pedofili sono stati denunciati dalle stesse vittime (41,6%) o dai loro familiari (20,9%). Il 14,9% di loro sono stati denunciati invece da altre persone, come dirigenti scolastici, insegnanti, conoscenti, confratelli o altri preti. Nel 5,8% dei casi gli organi dello Stato, nel 5,2% mezzi di comunicazione.
«Ogni vittima dovrebbe suscitare in noi ecclesiastici il dolore, la vergogna, il senso della colpa», ha detto mons.