Con un gesto inaudito, ottant'anni fa esatti, il 19 luglio 1943, in condizioni drammatiche Pio XII volle andare nel quartiere San Lorenzo da solo e senza scorta proprio dove c'erano appena stati violenti bombardamenti, per abbracciare i romani.
Pio XII, oggi sulla via della santità, fu una figura di assoluto riferimento durante l'occupazione nazista e la guerra mondiale. L'uscita straordinaria dalla città del Vaticano di Papa Pacelli per visitare San Lorenzo costituisce un fatto eccezionale che ebbe un enorme impatto sulla gente considerando l'epoca e la personalità di quel pontefice piuttosto refrattario ai contatti umani. Ma di fronte alla distruzione di un intero quartiere della capitale non ebbe esitazioni di sorta. Si racconta che tornando in Vaticano, i suoi collaboratori si accorsero che la sua veste bianca era macchiata di sangue e si preoccuparono che fosse ferito. «Non è il mio sangue. Questo è il sangue di Roma» avrebbe detto. Successivamente vi fu anche un altro bombardamento, stavolta nel quartiere di San Giovanni in Laterano. Anche in quella occasione, dalle immagini d'epoca, si percepisce il calore e l'impatto del Papa sulle persone.
Quando nel 1958 morì, molti giornali lo definirono non a caso “il Papa della pace”. Uno storico Giulio Alfano, docente di Istituzioni di filosofia politica alla Pontificia Università Lateranense ha ricostruito quel periodo. Su San Lorenzo e sullo scalo ferroviario del Tiburtino caddero 4.000 bombe (circa 1.060 tonnellate di esplosivo) che provocarono 3.000 morti e 11.000 feriti sganciate da oltre 520 bombardieri americani che attaccarono la città per la prima volta dall’inizio della Seconda guerra mondiale. La scena che si presentava agli occhi del Papa era costituita da morti per strada, macerie, crateri. La basilica di san Lorenzo fuori le Mura, adiacente al Verano, era senza tetto, con le travi venute giù, semidistrutta. Solo i muri perimetrali restavano ancora in piedi.
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