Perugia, morto con un ago nei polmoni: l'ospedale difende i medici

Venerdì 2 Febbraio 2024 di Enzo Beretta
Perugia, morto con un ago nei polmoni: l'ospedale difende i medici
L'ospedale di Perugia citato come responsabile civile nel processo riguardante la morte di Vincenzo Bosco, il 39enne romano deceduto il 26 aprile 2022 dopo l'anestesia per un banale intervento al naso, è convinto dell'innocenza degli anestesisti e degli otorinolaringoiatri coinvolti nell'inchiesta. «Sosteniamo l’assenza di responsabilità nella gestione delle cure prestate dai medici dell’ospedale di Perugia a Vincenzo Bosco», dichiara uscendo dall'aula d'udienza l'avvocato Mario Mattei. Sette medici del nosocomio - quattro anestesisti (di cui due specializzandi) e tre otorinolaringoiatri (uno specializzando) - sono accusati di omicidio colposo.
Le accuse della Procura sono precise: secondo la ricostruzione non è stata fatta una radiografia del torace «in soggetto affetto da problematiche respiratorie», «esame che avrebbe evidenziato la reazione infiammatoria polmonare prodotta dalla presenza del corpo estraneo (l’ago, appunto, ndr) e che avrebbe pertanto sconsigliato l’esecuzione dell’operazione» dell’aprile 2022. Inoltre un’otorinolaringoiatra ha «deciso l’ingresso in sala operatoria del paziente senza attendere un congruo termine tra l’intervenuta positivizzazione al Covid-19 e l’esecuzione dell’operazione chirurgica». C’è poi la collega che avrebbe «omesso la comunicazione ai medici di sala operatoria dell’infezione da coronavirus» e ci sono due anestesiste che «in sede di esecuzione dell’operazione chirurgica, omettendo la corretta valutazione della complessiva cartella clinica e delle condizioni in atto, omettevano l’esecuzione di un preventivo – rispetto all’induzione dell’anestesia – esame radiografico del torace in soggetto affetto da problematiche respiratorie». «Omissioni – prosegue l’atto – che complessivamente determinavano l’ingresso in sala operatoria del paziente, l’induzione dell’anestesia in sala operatoria da parte delle anestesiste e il conseguente decesso di Bosco». 
Secondo gli avvocati Giovanni Spina e Maria Bruna Pesci un paio di verbali di interrogatorio resi dai medici senza i difensori sono inutilizzabili: «Il Codice non ne prevede l'utilizzo - spiega Spina -. Quei verbali devono essere estromessi perché sulla base di alcune di quelle dichiarazioni la Procura contesta le imputazioni». Il fratello della vittima, la figlia di cinque anni e la compagna convivente attraverso l’avvocato Sara Falchi chiedono un risarcimento di oltre 1,3 milioni di euro. Si torna in aula il 28 febbraio: quel giorno, con ogni probabilità, si inizierà a parlare dei riti abbreviati.
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