Alla fine le forze sono finite. Gianluca Mancini non ce l’ha fatta ad arginare una Atalanta straripante reduce da una finale di Europa League conquistata appena tre giorni prima e da tanta voglia di arrivare in Champions attraverso il campionato senza lasciare nulla di intentato.
Atalanta-Roma, le pagelle: Pellegrini non basta, Lukaku non brilla. Baldanzi insufficiente
MOMENTO PEGGIORE
La rete contro la Lazio e le due segnate in Coppa contro il Milan hanno rappresentato il momento migliore della stagione. La settimana che si è chiusa ieri, invece, sarà d non ricordare. Cominciata giovedì in Germania dove, senza colpa, si è ritrovato nel posto sbagliato al momento sbagliato. Quel pallone che gli sbatte sul viso dopo un errore di Svilar e finisce in porta, ha distrutto in un istante i sogni di una finale a Dublino. E poi ieri, non è riuscito ad arginare gli avversari condendo troppi spazi. È mancata l’aggressività che si è vista spesso da inizio stagione, ma è mancato anche l’aiuto di Ndicka, pure lui spaesato e in completa difficoltà. Una regressione, quella dell’ivoriano, inaspettata anche perché dovrebbe essere più fresco rispetto a Mancini. E, invece, non ha avuto la lucidità di prendere in mano la situazione e aiutare il compagno. Si è fatto saltare con estrema facilità, ha commesso falli superflui ed è stato spesso impreciso. Gianluca, a differenza dell’ivoriano, è diventato un punto di riferimento per la tifoseria che ha compreso quanto abbia aiutato in questa stagione. Sono stati infatti centinaia i messaggi di solidarietà dopo l’autogol di Leverkusen. E, probabilmente, dopo la prestazione di ieri non diventerà il capro espiatorio di una situazione che dovrà essere sanata il prossimo anno. L’assenza di Smalling per sei mesi non ha permesso ai titolari di rifiatare, rendendo complicatissima la gestione del finale di stagione.