Vi ricordate il mitico sommelier interpretato da Antonio Albanese, che decanta il vino rosso a suon di musica e di movimento di bacino, che lo degusta con una invidiabile “sobrietà” e che alla fine della performance stupisce il pubblico rivelando che sì, in effetti “è rosso”? Bene, sappiate che con tutto il vino che il comico ha annusato e sorseggiato, dovrebbe avere un cervello allenato ed elastico come pochi. Perché? Il neuroscienziato dell'Università di Yale Gordon Shepherd ha scoperto che il vino è in grado di stimolare alcune parti del nostro organo pensante meglio e più in profondità di un complicato problema matematico. Degustare il vino sarebbe cioè un’operazione superiore e più esclusiva rispetto all’ascolto della musica classica, alla contemplazione di un’opera d’arte o alla risoluzione di un quesito fatto di numeri e incognite.
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— BabyAWACS KISS Chris (@dubengeldu) January 13, 2020
«C'è una straordinaria gamma di sistemi cerebrali sensoriali, centrali e motori coinvolti nella degustazione dei vini» ha fatto sapere lo studioso. Oltre ai 5 sensi, degustare vino allena la corteccia cerebrale dove è insita la memoria e aiuta a sentire più intensamente le emozioni.