Era un terremoto annunciato.
La mossa
La mossa di Conte era attesa. L'avvocato presenta una sorta di risposta al codice etico annunciato dal Pd, che i però n questo caso dovrebbe regolare non soltanto le candidature ma anche mettere ulteriori paletti anti-infiltrazioni su «dipendenti e dai collaboratori esterni che stipulano convenzioni e contratti con la pubblica amministrazione» e staff dei politici. Con tanto di un «nucleo ispettivo» in Regione Puglia destinato a vigilare.
«Non abbiamo mai imbarcato acchiappavoti, abbiamo anche noi la lista di capibastone che hanno pacchetti precostituiti di voti che ci hanno offerto dappertutto e li abbiamo sempre rifiutato. «Lasciamo tutte le deleghe», annuncia Conte: «Noi siamo impermeabili a questo modo di fare, questa è cattiva politica. Noi siamo quelli che hanno candidato campioni alla mafia».
Le reazioni
Uno scossone che segue all'addio del Movimento alle primarie del centrosinistra a Bari. Il leader pentastellato insiste: «Sosteniamo Laforgia, che non abbiamo proposto noi, e invitiamo gli altri (leggi il Pd, ndr) a ripensarci: sarebbe una follia abbandonare una candidatura del genere». Intanto però tra i dem monta la rabbia per quelle che sembrano accuse pretestuose. Se Elly Schlein, per il momento, sceglie di non replicare, va giù dura Paola De Micheli, che nel secondo governo dell'avvocato fu ministra delle Infrastrutture. «Conte non si deve permettere di parlare così del Pd e della nostra comunità - sferza - Ci sono indagini come ci sono purtroppo in altri partiti, questi non sono i toni e i modi. Provare a colpevolizzare tutta una comunità quando le responsabilità, se dimostrate, sono di singoli è inaccettabile. Il Pd è pieno di bravi sindaci che pigliano voti perché sono bravi sindaci». Duro anche Andrea Orlando, che invoca un ragionamento su nuove regole per evitare trasformismi e corruzione: «A Conte dico fermiamoci, a cavalcare la tigre ci si rimane sopra».