Meloni, il piano per contare a Bruxelles: Fitto vicepresidente con delega alla Difesa

L’ultimo approdo del percorso si chiama G7. E Meloni pensa positivo: «Vi stupiremo»

Sabato 9 Marzo 2024 di Mario Ajello
Meloni, il piano per contare a Bruxelles: Fitto vicepresidente con delega alla Difesa

L’Abruzzo, subito, e la speranza di farcela. Dopo di che, per Giorgia Meloni, comincia una road map che lei non vede in discesa - del resto è abituata a scorgere pericoli a ogni passo e «da qui all’estate ce ne faranno di tutti i colori» - ma ha ben chiara nella testa.

A metà aprile, e a prescindere dall’esito del voto regionale di queste ore, prenderà la decisione se candidarsi oppure no alle Europee (le liste vanno consegnate alla fine del mese prossimo) e in FdI l’impressione è che la leader sia estremamente tentata a scendere in campo per «misurarsi con il consenso», come lei ama dire. Queste, vittoria abruzzese e decisione sulla candidatura, le prime due tappe del road map. Che, assicura chi è vicinissimo a Giorgia, prosegue così: approvazione del premierato almeno in una delle due Camera (il Senato) prima della consultazione del 9 giugno, in modo da avere la carta della riforma - che significa nell’accezione meloniana semplificazione della politica e rapporto diretto tra gli elettori e chi lo rappresenta istituzionalmente - da usare in campagna elettorale. Insieme al più tipico tema identitario della destra, ossia quello della legge&ordine. Su cui già si sta abbondantemente impegnando il capo del governo, basti pensare a tutto ciò che va dicendo da quando c’è stata la vicenda dei manganelli a Pisa e il sostegno alle forze di polizia è diventato un ingrediente fisso della retorica presidenziale, arricchito dalla continua insistenza sul «preoccupante clima che si sente nell’anno del G7 in Puglia. Si avverte la presenza di troppi professionisti del disordine pubblico». Rientra in questo discorso securitario anche la bandiera della lotta all’immigrazione, visto che gli sbarchi con la primavera ricominceranno e visto che non si può lasciare in monopolio a Salvini questa battaglia propagandistica. E così, anche a riprova del super-feeling tra le due presidenti, Meloni insieme a von der Leyen è pronta a partire domenica 27 marzo per Il Cairo, dove incontrerà il generale al-Sisi: una trasferta, dedicata proprio al tema dell’immigrazione, sul modello di quella che Giorgia e Ursula fecero da Saied per firmare il memorandum con la Tunisia. 

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E ancora, nella campagna di primavera spiccherà, sempre in chiave elettorale, una postura critica contro l’ideologia della riconversione ecologica che frena lo sviluppo e penalizza certe categoria, come quella (come s’è visto) degli agricoltori che fanno parte del blocco elettorale meloniano. Il percorso tracciato prevede tra l’altro un asse sempre più forte con Tajani. Figura cruciale per l’avvicinamento, dato per scontato da tutti, tra i Conservatori e riformisti europei di Meloni e il Ppe in vista del sostegno al probabile bis della Commissione Ue targata Ursula. Nella quale Meloni mira ad avere un vicepresidente, il favoritissimo è Fitto, con una delega pesante: quella della Difesa che mai come stavolta sarà cruciale anche dal punto di vista economico e non solo geopolitico, all’epoca del necessario riarmo Ue, del rischio che con Trump la Nato si disimpegni e delle crescenti crisi internazionali che richiedono una forza comunitaria ben armata e determinata. 
L’ultimo approdo del percorso si chiama G7. E Meloni pensa positivo: «Vi stupiremo».

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