Corruzione a Genova, una talpa tra gli investigatori: «Vedi che stanno indagando», le intercettazioni. Meloni: «Aspettiamo le risposte di Toti»

"Non fate nomi e non parlate al telefono", alcune delle registrazioni

Martedì 14 Maggio 2024
Corruzione a Genova, una talpa tra gli investigatori

Una talpa avrebbe avvertito gli indagati, aperto un fascicolo dalla procura di Genova. I magistrati indagano per rivelazione di segreto d'ufficio nell'ambito dell'inchiesta sul comitato d'affari e corruzione che ha portato all'arresto del presidente della Regione Liguria Giovanni Toti.

Toti, avvocato Spinelli: «Ha finanziato tutti ma pensava fosse legale»

Le parole della Meloni

«Toti ha detto che avrebbe letto le carte e avrebbe dato le risposte.

Aspettare quelle risposte e valutare penso sia il minimo indispensabile per un uomo che ha governato molto bene quella Regione», ha detto intanto la premier Giorgia Meloni arrivando a Milano, per l'intervista a Il Giorno de La Verità.

«Non ho avuto tempo e possibilità di approfondire più di tanto» ha detto anche dal palco, aggiungendo che aspettare le risposte di Toti sia «il minimo sindacale di rispetto. E non ho altro da aggiungere».

La ricostruzione

E' il 30 settembre 2020. I fratelli Arturo Angelo Testa e Italo Maurizio Testa, Iscritti a Forza Italia in Lombardia e da ieri sospesi dal partito, vengono a Genova per incontrarsi con alcune persone della comunità riesina. A quell'incontro si avvicina un uomo con la felpa e il cappellino. "Viene riconosciuto in Umberto Lo Grasso (consigliere comunale totiano). Che dice a Italo Testa: "Vedi che stanno indagando, non fate nomi e non parlate al telefono …. Stanno indagando". Per tutta risposta Italo Maurizio Testa afferma: "si lo so, non ti preoccupare …. L'ho stutato ("spento" in dialetto siciliano, ndr)". Questa condotta, scrive il giudice per le indagini preliminari Paola Faggioni, "appare in tal modo integrare il delitto di favoreggiamento personale, avendo il predetto - avvisando i fratelli Testa a non parlare al telefono essendo in corso indagini ("stanno indagando") - fornito un aiuto in favore dei predetti ad eludere le investigazioni a loro carico". Ma chi ha avvisato Lo Grasso? Una ipotesi è che vi sia appunto una talpa visto che Stefano Anzalone, totiano anche lui e indagato nell'inchiesta, è un ex poliziotto che ha dunque agganci tra le forze dell'ordine.

L'altra ipotesi

L'altra ipotesi è che si possa trattare di una sorta di millanteria dello stesso Anzalone, che dopo le elezioni voleva togliersi di torno i fratelli Testa e non onorare le promesse fatte in cambio dei voti. "Spinelli ha detto di aver finanziato tutti ma con sottoscrizioni elettorali che pensava fossero tracciate". Lo ha detto l'avvocato di Aldo Spinelli, Vernazza stamani davanti a Palazzo di giustizia a Genova aggiungendo che farà ricorso "al Riesame perché non abbiamo una misura così afflittiva, non siamo in carcere". A chi gli chiedeva se una promessa elettorale non mantenuta consente comunque di configurare il reato di finanziamento illecito, Vernazza ha risposto che "esiste anche il reato di truffa per fare delle ipotesi... c'è da discuterne. Non mettiamo limite alle difese". Infine l'avvocato genovese ha sottolineato di non aver fatto richiesta di revoca della misura dei domiciliari: "Non la chiedo. Lui vorrebbe tornare in azienda ma non lo può fare e poi secondo me è prematuro, bisogna far andare avanti le cose". A chi gli chiedeva se fosse "scocciato di aver dato senza ricevere nulla in cambio", Vernazza ha risposto: 'Lui dà sempre'. "Sono stato preso in giro da Toti". Lo ha detto l'imprenditore Aldo Spinelli rispondendo alle domande del giudice e del pm della Procura della Repubblica guidata da Nicola Piacente che gli contesta di aver pagato in tre anni tangenti per 75 mila euro a Giovanni Toti per ottenere favori e delibere.

La posizione degli indagati

Le frasi sono riportate oggi dal Corriere della Sera e da altri quotidiani. "Ho dato finanziamenti sempre rispettando la legge a tutti, perfino alla Bonino che nemmeno conoscevo" ha aggiunto, e contro il parere del figlio Roberto - scrive il giornale milanese- come dice anche in un'intercettazione depositata agli atti.

Le elezioni in Liguria ma anche quelle in Lombardia e Piemonte erano nel mirino di Arturo e Maurizio Testa, i fratelli indagati nell'ambito dell'inchiesta che ha terremotato la Regione Liguria e portato ai domiciliari il presidente Giovanni Toti. E' quanto emerge dalle carte depositate dopo gli arresti. "Già nelle prime fasi successive alle elezioni regionali della Liguria del 20 e 21 settembre 2020, i fratelli Testa si sono interessati ad ulteriori tornate elettorali - scrivono gli investigatori coordinati dai pm Federico Manotti e Luca Monteverde - in particolare ad elezioni amministrative comunali che si dovranno tenere nei prossimi mesi a Treviglio (BG), Torino e Genova".

La proposta di eventi

È il deputato Alessandro Sorte che, dopo il successo della cena elettorale a Genova, propone ad Arturo Testa di trovare "una sala per realizzare un evento similare in occasione delle elezioni comunali di Treviglio (BG), in programma nel mese di ottobre 2021". In una telefonata del 6 ottobre 2020, Angelo Arturo Testa dice a Sorte di aver trovato una sala da 120 posti, mentre, se ha bisogno di una sala più grande, bisognerà rivolgersi alla "Muratella", dove hanno una capienza di circa 150 posti. Nel corso della conversazione Sorte chiede: "ma, Arturo ma tu c'hai riesini anche a Treviglio?". Testa, dopo aver risposto affermativamente, precisa: "ma saranno una trentina". A febbraio è Luigi Stracuzzi, politico locale di Treviglio, a rivolgersi a Italo Maurizio Testa domandando: "hai qualche amico nel treviglianese? (...) io farò questa lista civica che correrà assieme alla maggioranza". Continuano i militari: "le elezioni amministrative di Torino si sono svolte nel mese di ottobre 2021. In data 17 maggio 2021 l'onorevole Sorte chiama Arturo Angelo Testa per chiedergli: "la tua comunità come è messa a Torino?" e ottiene la seguente risposta: "Come Genova, uguale.... Ti ho detto come a Genova, quindicimila sono a Genova e quindicimila sono a Torino"". Sorte prosegue: "allora puoi cominciare a muoverti che c'è... che quando ti vedo ti spiego... mettici un attimo la testa" e l'interlocutore risponde: "vediamo cosa cerchi e cosa vuoi vediamo di fare sempre il massimo".

"Ho dato ampia disponibilità e la continuo a dare alla magistratura. Sono a completa disposizione, se ci sono stati degli errori non lo so, sono certo che tanta gente millanta, aspetterei la sentenza, ho piena fiducia nella giustizia". Così il consigliere regionale Domenico Cianci (Lista Toti), indagato nell'inchiesta che ha portato agli arresti il governatore, nel primo Consiglio regionale della Liguria. "Ho avuto una visita a casa da parte della guardia di finanza, persone molto gentili e corrette, mia moglie non avendo persone in casa così presto si era molto spaventata, ma voglio ringraziare gli agenti della guardia di finanza della loro correttezza e cortesia - continua Cianci - Hanno verbalizzato che nella mia abitazione non è stato trovato niente e nell'elenco delle aziende che hanno avuto rapporti con la mia attività di amministrazione di condomini non c'è un'azienda che abbia mai lavorato in 45 anni con il mio studio".

Una lettera inviata alla comunità riesina il 15 marzo 2007 da Marta Vincenzi, allora candidato sindaco di Genova in quota al centrosinistra, è stata depositata oggi al gip Paola Faggioni da Italo Maurizio Testa, uno dei due rappresentanti della stessa comunità, destinatario della misura dell'obbligo di dimora nell'inchiesta che ha portato ai domiciliari il presidente della Liguria, Giovanni Toti. Italo Testa non ha riposto alle domande del giudice, ma ha preferito consegnare il documento per dimostrare che i politici di qualsiasi schieramento avevano rapporti con la comunità genovese originaria di Riesi. Nella missiva la candidata, poi diventata primo cittadino, auspicava un nuovo il processo di integrazione tra genovesi e non come era avvenuto nel dopoguerra e augurava il successo per la loro iniziativa. Nella chiusura poi scriveva: "la geniale idea di un'associazione culturale di Riesini e non, avviata nella nostra città, da un non riesino (Venanzio Maurici) sia un esempio da perseguire, così si possono creare forme di socialità e associazionismo formidabili, con poco" Testa, il saluto romano era una goliardata "Toti lo conosco da quando era coordinatore nazionale di Forza Italia. Noi non abbiamo mai chiesto posti di lavoro. Macchinario fascista. Chi ci conosce dice eresie. Io mi definisco antifascista e il saluto romano era una goliardata. Se vado in piazza Rossa, saluto con il pugno..." Così al termine dell'interrogatorio di garanzia,Arturo Angelo Testa, rappresentante della comunità riesina a Genova assieme al fratello Italo Maurizio. Entrambi sono tra gli indagati per corruzione elettorale aggravata dell'agevolazione mafiosa, nell'inchiesta che ha portato ai domiciliari il governatore Giovanni Toti. Mentre il fratello si è avvalso della facoltà di non rispondere, Arturo Angelo Testa ha risposto alle domande e attraverso il suo legale ha chiesto la revoca della misura cautelare. "Questa era una delle tante campagne elettorali Io non ho convinto nessuno dei tiesini, chi è di centro destra vota centro destra e chi è di centro sinistra vota centro sinistra - ha aggiunto- . Noi non siamo nè arrabbiati nè adirati" Prima di entrare al palazzo di giustizia Testa ha affermato di "non aver mai chiesto niente a nessuno".

"Facevo solo campagna elettorale tramite comunità riesina, non capisco perché mi accusano'. Lo ha detto Arturo Angelo Testa, uno dei due fratelli ex Forza Italia indagati per corruzione elettorale aggravata dall'aver agevolato il clan mafioso Cammarata del mandamento di Riesi nell'ambito dell'inchiesta che ha portato ai domiciliari il governatore ligure Toti, l'imprenditore Aldo Spinelli e l'ex presidente dell'autorità portuale ed ex ad di Iren Paolo Signorini.

"Ho ricevuto un avviso di garanzia riguardante fatti relativi alla campagna elettorale regionale per azioni antecedenti e prossime alla data del 20 settembre 2020. Contrariamente ai processi in atto perpetrati da alcuni organi di informazione che, come già visto nel recente passato della nostra storia repubblicana emettono sentenze di condanna prima ancora che indagini e processi facciano il loro corso ponendo in atto una gogna mediatica, mi affido con assoluta e piena fiducia nel lavoro e nell'operato della magistratura". Lo dichiara il consigliere regionale Stefano Anzalone (Lista Toti) nel primo Consiglio regionale della Liguria dopo l'inchiesta che lo ha coinvolto e ha portato agli arresti domiciliari il presidente della Regione Liguria Giovanni Toti. "Resto in attesa che l'autorità svolga tutti gli approfondimenti di verifica e gli accertamenti per la ricerca della verità, - continua Anzalone - do la mia completa disponibilità ad incontrare gli organi competenti e confido che possa emergere da subito la mia completa estraneità ai fatti contestati ripristinando la mia onorabilità. Concludo ringraziando la mia famiglia che non mi ha mai fatto mancare l'affetto, i colleghi e i tantissimi amici che in queste giornate mi hanno testimoniato la loro vicinanza".

Ultimo aggiornamento: 15 Maggio, 00:10 © RIPRODUZIONE RISERVATA