Liliana Segre, la lettera della pace

Mercoledì 15 Gennaio 2020
Liliana Segre, la lettera della pace
MOGLIANO
«Carissimi amici moglianesi». Inizia così la lettera che Liliana Segre ha inviato alla città in risposta alla richiesta dell'assessore alla Cultura e vicesindaco Giorgio Copparoni. La senatrice a vita ha voluto così rispondere in maniera diretta e con parole espansive alla richiesta arrivata dalla giunta leghista dopo i fatti di odio sui social che hanno coinvolto, tra gli altri, anche un cittadino moglianese. La lettera verrà letta ufficialmente la prossima settimana e sarà il filo rosso di tutte le manifestazioni che contraddistingueranno il 27 gennaio, Giornata della Memoria.
LE PAROLE
Il contenuto della missiva è molto franco e diretto. Pochi concetti semplici che inneggiano alla tolleranza e alla pace, che risvegliano il senso di comunità e guardano alle nuove generazioni con affetto e speranza. «Ringraziamo Liliana Segre per aver voluto rispondere in maniera così attiva e umana alla nostra richiesta» spiega Copparoni. Saranno proprio le sue parole a cadenzare gli eventi legati al 27 gennaio e coinvolgeranno tutte le associazioni della città, dalle scuole all'Anpi. «Ci è sembrato un gesto molto bello e meno inflazionato della cittadinanza anche per rispondere ad atti orrendi come i commenti letti su facebook» sottolinea Copparoni. Il riferimento è a quanto accaduto lo scorso novembre.
IL CASO
Su fan page, infatti, un moglianese aveva postato un caminetto e scritto Non poteva starsene a casetta?. Su questa frase aveva deciso di agire l'avvocato Cathy La Torre, promotrice della campagna Odiare ti costa. «Con te - scriveva l'avvocato su Facebook rivolgendosi direttamente all'autore del commento - faremo tutto quanto in nostro potere perché la Giustizia italiana non lasci correre questo orrore. E si dimostri implacabile, giusta, dalla parte delle vittime e dello Stato. Quello che hai fatto non è stato esprimere un pensiero: ma commettere un reato, gravissimo. Punito dalla Legge Reale-Mancino. Per quel reato sono previste pene gravi, soprattutto se il tuo odio razzista è veicolato in luoghi accessibili a molti. Ma oggi - conclude l'avvocato e attivista - mi sento solo di dirti #odiareticosta».L'esposto è stato presentato in Procura a novembre, per propaganda di idee fondate sulla superiorità e sull'odio razziale o etnico nei confronti dell'autore di questo commento. A due mesi però non si hanno ancora notizie, come sottolinea La Torre. «Da Treviso non abbiamo novità. Può far parte dell'iter oppure l'esposto può non avere seguito. L'importante è intanto essersi mossi».
Elena Filini
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