MARCON (Venezia) - Sarà anche una coincidenza, ma comunque gli investigatori vogliono vederci chiaro. Perché se negli ultimi dieci anni i punti vendita “Gioielli di Valenza” hanno subito ben 10 rapine a mano armata non si può escludere a priori che ci sia un legame con qualcuno di questi. La lista è lunga, ma in particolare i carabinieri del nucleo investigativo di Venezia si focalizzeranno su quelle avvenute nelle gioiellerie della catena all’interno di centri commerciali con un commando armato di più uomini: quelle in cui, cioè, sono più marcate le similitudini con il colpo di mercoledì sera al Valecenter di Marcon.
L’ultimo, in ordine di tempo, è quello del 7 luglio scorso all’Ipercoop di via Umbria a Milano, a cui si aggiungono quella del centro commerciale “Le Porte Franche” di Erbusco (Brescia) dell’8 novembre 2022 e del “Rho Center” di “Rho” del 15 gennaio dello stesso anno.
PROFESSIONISTI
L’altro giallo è quello che riguarda l’allarme anti rapina: i carabinieri stanno facendo degli accertamenti perché pare che non abbia suonato, forse perché disattivato in qualche modo in precedenza dagli stessi criminali o forse perché le commesse, colte di sorpresa, non avrebbero fatto in tempo ad azionarlo.
Quel che è certo è che i banditi che hanno messo a segno la rapina al Valecenter non hanno improvvisato. Dalla precisione, la pulizia e la rapidità del colpo si tratta sicuramente di professionisti. Criminali formati e consapevoli, che hanno dato l’idea di avere una certa esperienza nel campo. Quello che i carabinieri devono capire è se si tratta di un’esperienza creata nel corso di quelle rapine precedenti. Se fosse così, gli investigatori avrebbero a disposizione più elementi da confrontare e per orientare meglio la caccia all’uomo (uomini).
A distanza di tre giorni dalla rapina, manca ancora all’appello la seconda auto utilizzata per la fuga, una Golf bianca. I carabinieri hanno trovato subito una delle due vetture, una Panda rossa, nel parcheggio del Mondo Convenienza di Marcon, a poco meno di un chilometro di distanza dal centro commerciale. Dell’altra, però, che risulta comunque essere stata rubata, non c’è traccia. Nelle prime battute delle ricerche, peraltro, ci sarebbe stato un’incongruenza sulla targa che non risultava al terminale. È possibile, quindi, che o sia stata comunicata una targa errata o che i banditi abbiano deciso di cambiarla prima del colpo per utilizzare quella per la fuga. Il primo gruppo avrebbe abbandonato la Panda e proceduto al cambio macchina, mentre un secondo avrebbe potuto allontanarsi direttamente sulla Golf con targa contraffatta. Altro aspetto su cui i militari stanno indagando ma su cui al momento, mancando fisicamente l’auto da analizzare, non è possibile avere conferme.
Poi ci sono i filmati. Quelli rubati dei cellulari dei testimoni, ma soprattutto quelli delle telecamere. Quelle del sistema di videosorveglianza della gioielleria, ovviamente, e quelle del centro commerciale all’esterno del punto vendita. Ogni minimo dettaglio fisico dovrà essere messo a confronto con quelli dei colpi precedenti.