Omicidio di Giulia, inchiesta sugli allarmi ignorati. Piantedosi: «Verifiche sulla chiamata al 112». Anche l'arma indaga

Sabato 25 Novembre 2023 di Davide Tamiello - Nicola Munaro
Il ministro Matteo Piantedosi e Giulia Cecchettin

VENEZIA -  «Questa vicenda merita e richiede un approfondimento, va fatta chiarezza. Saranno fatte delle verifiche. Vedremo. Le forze di polizia non si sono mai sottratte dall’assunzione delle loro responsabilità. Se emergessero delle criticità sarebbe legittimo preoccuparsi». Il tema è la chiamata al 112 che segnalava, la notte tra l’11 e il 12 novembre, il litigio tra Giulia Cecchettin e il suo ex fidanzato Filippo Turetta, le parole invece sono quelle del ministro dell’Interno Matteo Piantedosi.

A quella chiamata i militari, infatti, non risposero con un sopralluogo immediato: il ministro, dunque, ha voluto tornare sull’argomento sottolineando che la questione non verrà lasciata cadere nel dimenticatoio. La procura di Venezia ha già fatto intendere di non aver aperto un procedimento al momento. Ciò non toglie, però, che ci possano essere altre verifiche. «Saranno avviati tutti gli approfondimenti necessari per verificare la correttezza delle procedure operative seguite», hanno precisato i carabinieri nel merito. I militari hanno già spiegato di non essere intervenuti perché quella segnalazione presentava pochi dettagli sul modello dell’auto e sul numero di targa, inoltre le pattuglie disponibili in zona erano impegnate, una per una rissa all’interno di un bar e un’altra per una lite in seguito a un incidete stradale. Smentita, invece, l’esistenza di una seconda chiamata al 112, quella stessa notte, che segnalava l’altra aggressione di Filippo a Giulia, quella in zona industriale a Fossò. 

LE INDAGINI
Intanto, proseguono le indagini sull’omicidio di Giulia e sull’ipotesi premeditazione. L’altro dettaglio che emerge dalle carte è quello sul nastro adesivo con cui Turetta avrebbe cercato di legare e imbavagliare Giulia (un pezzo è stato ritrovato proprio in zona industriale a Fossò, insieme ai capelli e al sangue della ragazza). Si tratta di un nastro argentato, utilizzato in particolare dagli appassionati di montagna. È usato anche in campo edile e in generale per riparazioni temporanee: si tratta, dunque, di un materiale molto resistente. A quanto pare, Filippo l’avrebbe ordinato via web qualche giorno prima dell’11 novembre. Da appassionato di trekking, poteva benissimo averlo acquistato per il suo kit da escursione. La domanda degli inquirenti però è sempre la stessa: a cosa serviva quel nastro, quella sera, per andare a cena in un centro commerciale? Il rotolo, peraltro, non sarebbe stato rinvenuto dalla polizia tedesca al momento dell’arresto: Filippo, probabilmente, se ne è liberato durante la sua fuga. 

IN TRIBUNALE
Oggi Filippo Turetta conoscerà - con tutti i crismi - le accuse che gli vengono contestate dalla procura di Venezia, cioè l’omicidio di Giulia Cecchettin, aggravato della relazione affettiva, e il sequestro di persona. Accuse di cui il ventunenne di Torreglia è già consapevole dal giorno del suo arresto in Germania, ma con l’arrivo in Italia e la consegna dell’ordinanza di custodia cautelare firmata dalla giudice per le indagini preliminari, Benedetta Vitolo, scatteranno i cinque giorni nei quali fissare l’interrogatorio di garanzia. Con ogni probabilità l’udienza dovrebbe celebrarsi lunedì, al più tardi martedì, e non è ancora chiaro quale sia la linea difensiva scelta per Turetta dall’avvocato - e professore di Diritto al Bo di Padova - Giovanni Caruso, che ha assunto la difesa di Turetta affiancando l’avvocato Emanuele Compagno. Una volta lette le otto pagine dell’ordinanza e chiuso un faccia a faccia in carcere a Verona tra il ventunenne e i suoi legali, ecco che si deciderà se raccontare la propria verità o avvalersi della facoltà di non rispondere e chiedere un interrogatorio più avanti. E sarà una scelta decisiva, anche perché le uniche dichiarazioni finora fatte da Filippo Turetta, cioè l’ammissione dell’omicidio della «mia ragazza» detta in Germania ai poliziotti che lo stavano arrestando, non ha alcun valore processuale dal momento che è stata pronunciata senza un legale al suo fianco. Le prime dichiarazioni reali arriveranno quindi di fronte al gip e al pm di Venezia. Poi ci saranno da incrociare i dati degli esami di laboratorio su tutte le tracce e i reperti sequestrati in queste settimane da parte dei carabinieri e ora sul tavolo dei Ris di Parma, nel tentativo di dare una ricostruzione ufficiale all’omicidio di Giulia.
 

Ultimo aggiornamento: 26 Novembre, 12:47 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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