VENEZIA - «Questa vicenda merita e richiede un approfondimento, va fatta chiarezza. Saranno fatte delle verifiche. Vedremo. Le forze di polizia non si sono mai sottratte dall’assunzione delle loro responsabilità. Se emergessero delle criticità sarebbe legittimo preoccuparsi». Il tema è la chiamata al 112 che segnalava, la notte tra l’11 e il 12 novembre, il litigio tra Giulia Cecchettin e il suo ex fidanzato Filippo Turetta, le parole invece sono quelle del ministro dell’Interno Matteo Piantedosi.
LE INDAGINI
Intanto, proseguono le indagini sull’omicidio di Giulia e sull’ipotesi premeditazione. L’altro dettaglio che emerge dalle carte è quello sul nastro adesivo con cui Turetta avrebbe cercato di legare e imbavagliare Giulia (un pezzo è stato ritrovato proprio in zona industriale a Fossò, insieme ai capelli e al sangue della ragazza). Si tratta di un nastro argentato, utilizzato in particolare dagli appassionati di montagna. È usato anche in campo edile e in generale per riparazioni temporanee: si tratta, dunque, di un materiale molto resistente. A quanto pare, Filippo l’avrebbe ordinato via web qualche giorno prima dell’11 novembre. Da appassionato di trekking, poteva benissimo averlo acquistato per il suo kit da escursione. La domanda degli inquirenti però è sempre la stessa: a cosa serviva quel nastro, quella sera, per andare a cena in un centro commerciale? Il rotolo, peraltro, non sarebbe stato rinvenuto dalla polizia tedesca al momento dell’arresto: Filippo, probabilmente, se ne è liberato durante la sua fuga.
IN TRIBUNALE
Oggi Filippo Turetta conoscerà - con tutti i crismi - le accuse che gli vengono contestate dalla procura di Venezia, cioè l’omicidio di Giulia Cecchettin, aggravato della relazione affettiva, e il sequestro di persona. Accuse di cui il ventunenne di Torreglia è già consapevole dal giorno del suo arresto in Germania, ma con l’arrivo in Italia e la consegna dell’ordinanza di custodia cautelare firmata dalla giudice per le indagini preliminari, Benedetta Vitolo, scatteranno i cinque giorni nei quali fissare l’interrogatorio di garanzia. Con ogni probabilità l’udienza dovrebbe celebrarsi lunedì, al più tardi martedì, e non è ancora chiaro quale sia la linea difensiva scelta per Turetta dall’avvocato - e professore di Diritto al Bo di Padova - Giovanni Caruso, che ha assunto la difesa di Turetta affiancando l’avvocato Emanuele Compagno. Una volta lette le otto pagine dell’ordinanza e chiuso un faccia a faccia in carcere a Verona tra il ventunenne e i suoi legali, ecco che si deciderà se raccontare la propria verità o avvalersi della facoltà di non rispondere e chiedere un interrogatorio più avanti. E sarà una scelta decisiva, anche perché le uniche dichiarazioni finora fatte da Filippo Turetta, cioè l’ammissione dell’omicidio della «mia ragazza» detta in Germania ai poliziotti che lo stavano arrestando, non ha alcun valore processuale dal momento che è stata pronunciata senza un legale al suo fianco. Le prime dichiarazioni reali arriveranno quindi di fronte al gip e al pm di Venezia. Poi ci saranno da incrociare i dati degli esami di laboratorio su tutte le tracce e i reperti sequestrati in queste settimane da parte dei carabinieri e ora sul tavolo dei Ris di Parma, nel tentativo di dare una ricostruzione ufficiale all’omicidio di Giulia.