Corso del Popolo, posti di polizia anti-pusher. Andrea Chiappa, dell'albergo Ambasciatori: «Abbiamo paura»

Giovedì 29 Febbraio 2024 di Fulvio Fenzo
Andrea Chiappa

MESTRE - «Due giorni fa, alle nove di sera, una donna che non era neanche una nostra cliente è entrata nell'albergo urlando terrorizzata. Qualcuno forse la seguiva, comunque ci siamo spaventati tutti. E, ripetiamo, erano appena le nove di sera, mica mezzanotte, qui in Corso del Popolo». L'hotel è l'Ambasciatori, da poco rimesso a nuovo sotto il marchio Tapestry Collection by Hilton. Un grande investimento per una struttura storica della città, che la famiglia Chiappa ha deciso di tornare a gestire direttamente dopo averlo dato in gestione per oltre un decennio. «Ve lo giuro, non avrei mai pensato di ritrovarmi in questa situazione, con un Corso nel quale si ha paura ad uscire - scandisce le parole l'imprenditore Andrea Chiappa -. Qui non bastano più i blitz, perché l'effetto dura al massimo un paio di giorni. Servire un presidio fisso, anzi due: uno in testa a Corso del Popolo ed uno a metà. Solo così si può sperare di allontanare certa gente».

PERSA LA FIDUCIA
Il bar pasticceria Skb dell'accoltellamento di lunedì scorso è lì di fronte, dall'altra parte della strada. Sul lato dell'Ambasciatori c'è quell'angolo con la filiale di Banca Intesa in cui bivaccano stabilmente sbandati e ubriachi. «Quando abbiamo fatto i lavori, abbiamo dovuto chiamare la vigilanza armata - riprende l'albergatore -. C'erano barboni che si erano sistemati stabilmente. Poi abbiamo aperto, ma la situazione è quella che vedete. È un problema di sicurezza e di decoro e per noi, che viviamo di reputazione, di recensioni sul web, diventa un problema anche per le nostre attività». Hai voglia, infatti, di spiegare ai turisti che la città è diventata "multiculturale" se, come è accaduto martedì, in pieno giorno c'era un clochard (o qualcosa di simile) che orinava su una colonna. «Avevo incontrato nel novembre scorso il prefetto precedente, Michele di Bari - racconta Andrea Chiappa -. Era venuto qui e mi aveva dato fiducia sugli interventi per ripulire un po' la zona. Una settimana dopo apro il giornale e scopro che è stato trasferito a Padova. Poi più nulla. Ditemi, si può averne ancora di fiducia? Eppure Mestre non è una metropoli. Abbiamo l'esempio di Padova che ha risanato la zona di via Anelli. Possibile che qui non si riesca a fare altrettanto in un'area che, dalla stazione a piazza Barche, sarà circa un chilometro quadrato?».

SPACCIO IN TERRAZZA
Piazza Barche, appunto. Perchè Chiappa gestisce anche il bistrot della Feltrinelli al sesto piano del Centro Le Barche. «Abbiamo i pusher che vengono a spacciare in terrazza - denuncia l'imprenditore -. É un problema che va avanti da tempo ed ero arrivato quasi a decidere di chiuderla, perché dall'interno non riusciamo a vedere cosa avviene e che gente c'è in terrazza. La vigilanza armata del Centro Le Barche fa quel che può, ma deve controllare tutti i piani della galleria commerciale. Stiamo riflettendo su come fare, ma l'ipotesi più probabile sarà quella di ridurre gli spazi della terrazza che, va detto, è importante anche per l'attività del bistrot».
I problemi non sono solo in Corso del Popolo e in zona stazione, quindi. «No - risponde l'albergatore -, e per questo servono provvedimenti che vadano oltre i blitz. Ho incontrato anche l'assessore Venturini, e riconosco che il sindaco Brugnaro sta impegnandosi per migliorare la città. Ma forse da parte sua serve una maggiore pressione, perché non possiamo continuare a vivere e lavorare in una città in cui si ha paura di uscire. A Mestre c'è la mostra di Banksy? Allora ci diano anche strade sicure per poterci arrivare».
 

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