Il "caso Chioggia", ultimatum di Fratelli d'Italia al sindaco Armelao

Il primo cittadino chiede al Ministero un parere sull'incompatibilità di Penzo

Sabato 2 Marzo 2024 di Diego Degan
Il sindaco Mauro Armelao

CHIOGGIA - Tecnicamente la maggioranza che amministra Chioggia è appesa ad un parere che, la prossima settimana, potrebbe arrivare dal ministero dell'Interno; politicamente è sull'orlo del baratro e minaccia di trascinare con sé anche le intese elettorali in altri comuni della provincia. E il segretario provinciale di Fdi Lucas Pavanetto lancia l'ultimatum: «Abbiamo aspettato cento giorni e non abbiamo detto nulla, adesso basta: il sindaco decida o ce ne andiamo».

IL CONSIGLIO
Il consiglio comunale di giovedì sera, il primo dal 21 dicembre scorso, avrebbe dovuto dare qualche segnale di ricomposizione e, invece, ha sancito che l'intesa tra Lega (più Forza Italia) e Fratelli d'Italia proprio non c'è, e anche che una possibile intesa del sindaco Mauro Armelao con le civiche è molto lontana.

Tutto è cominciato il 22 novembre scorso, quando Armelao ha silurato il suo vice, Daniele Tiozzo Brasiola (FdI). Nel decreto sindacale le classiche motivazioni («Brasiola non è più rappresentativo, ecc.») con cui i sindaci licenziano gli assessori ma, sullo sfondo, i contrasti su molte questioni amministrative (la costruzione di un mega silos in zona demaniale, avversata da FdI), il "peso" dei vari gruppi in maggioranza, con FdI che aveva, da poco, sottratto un consigliere alla Lega e perfino qualche vicenda giudiziaria che toccava sia Brasiola (un presunto abuso edilizio, per il quale lui stesso ha avviato una causa per diffamazione) sia Matteo Penzo, segretario di FdI a Chioggia, per un danno erariale che deve rimborsare all'Istituto per anziani. Lo stallo si è trascinato per oltre tre mesi: un altro assessore di FdI si è dimesso spontaneamente e il partito ha congelato la sua delegazione in tutti gli enti e organismi che dipendono dal Comune (Ipab, commissioni, assessorati e lo stesso consiglio comunale) fino a quando, era stato detto, non fosse stato reintegrato Brasiola. Qui, però, FdI si è spaccata, con due consiglieri comunali su cinque che hanno continuato a svolgere il loro ruolo, fornendo anche i voti necessari ad approvare il bilancio di previsione. Le posizioni sono rimaste cristallizzate a lungo, poi, la settimana scorsa, FdI ha cercato di sciogliere il nodo, abbandonando la pregiudiziale su Brasiola (al suo ritorno si erano opposte anche tutte le altre forse di maggioranza) e proponendo al suo posto proprio il segretario Matteo Penzo e cedendo il secondo assessorato vacante all'altra corrente interna. Nel frattempo si era mossa anche Forza Italia il cui leader chioggiotto, Beniamino Boscolo Capon, aveva convocato il consiglio comunale del 29 febbraio per costringere i due contendenti a fare pace.

IL NODO PENZO
Sul nome di Matteo Penzo Armelao ha posto una sorta di veto, sostenendo la sua incompatibilità con il ruolo di assessore, dato che il Comune esercita una "influenza" sull'Ipab, il Centro servizi anziani "Casson" da cui nascerebbe un conflitto di interessi. Ma FdI, a sua volta, avrebbe sostenuto, sulla base di una qualche sentenza, invece, la "compatibilità" del ruolo. «Se era candidabile a consigliere comunale, come mai solo adesso è incompatibile? - commenta Pavanetto - abbiamo fornito una triade da cui scegliere: Elena Zennaro, Claudio Bullo e Matteo Penzo. Possibile che non vada bene nessuno? Come mai troviamo l'accordo su Chioggia con il segretario provinciale Sergio Vallotto e con quello regionale Alberto Stefani e Armelao continua a fare quello che vuole? Significa che il problema non è nostro, ma interno alla Lega: c'è un sindaco che non obbedisce agli ordini. Cos'è cambiato nella nostra alleanza? Quel che è certo è che non accetteremo un altro Consiglio comunale come quello di giovedì».
La risposta di Armelao sarebbe stata quella di chiedere un terzo parere, al ministero, per tagliare la testa al toro: se il ministero avesse detto di sì, il sindaco avrebbe nominato Matteo Penzo in giunta, altrimenti FdI avrebbe fatto un altro nome. Nessuna parola al momento da Armelao («parlerò solo quando sarà finita»). Dopo il consiglio, una rapida riunione ha sancito il "tutti zitti" almeno fino a lunedì, quando potrebbe arrivare il parere del ministero. Al contrario le minoranze (Pd, M5S e due civiche), hanno chiesto tutte le dimissioni del sindaco, abbandonato l'aula e hanno emesso un comunicato congiunto in cui definiscono la maggioranza «a fine corsa» facendo sfumare anche la prospettiva di un "rinforzo" all'attuale sindaco.
 

Ultimo aggiornamento: 13:04 © RIPRODUZIONE RISERVATA
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