CHIOGGIA - Tecnicamente la maggioranza che amministra Chioggia è appesa ad un parere che, la prossima settimana, potrebbe arrivare dal ministero dell'Interno; politicamente è sull'orlo del baratro e minaccia di trascinare con sé anche le intese elettorali in altri comuni della provincia. E il segretario provinciale di Fdi Lucas Pavanetto lancia l'ultimatum: «Abbiamo aspettato cento giorni e non abbiamo detto nulla, adesso basta: il sindaco decida o ce ne andiamo».
IL CONSIGLIO
Il consiglio comunale di giovedì sera, il primo dal 21 dicembre scorso, avrebbe dovuto dare qualche segnale di ricomposizione e, invece, ha sancito che l'intesa tra Lega (più Forza Italia) e Fratelli d'Italia proprio non c'è, e anche che una possibile intesa del sindaco Mauro Armelao con le civiche è molto lontana.
IL NODO PENZO
Sul nome di Matteo Penzo Armelao ha posto una sorta di veto, sostenendo la sua incompatibilità con il ruolo di assessore, dato che il Comune esercita una "influenza" sull'Ipab, il Centro servizi anziani "Casson" da cui nascerebbe un conflitto di interessi. Ma FdI, a sua volta, avrebbe sostenuto, sulla base di una qualche sentenza, invece, la "compatibilità" del ruolo. «Se era candidabile a consigliere comunale, come mai solo adesso è incompatibile? - commenta Pavanetto - abbiamo fornito una triade da cui scegliere: Elena Zennaro, Claudio Bullo e Matteo Penzo. Possibile che non vada bene nessuno? Come mai troviamo l'accordo su Chioggia con il segretario provinciale Sergio Vallotto e con quello regionale Alberto Stefani e Armelao continua a fare quello che vuole? Significa che il problema non è nostro, ma interno alla Lega: c'è un sindaco che non obbedisce agli ordini. Cos'è cambiato nella nostra alleanza? Quel che è certo è che non accetteremo un altro Consiglio comunale come quello di giovedì».
La risposta di Armelao sarebbe stata quella di chiedere un terzo parere, al ministero, per tagliare la testa al toro: se il ministero avesse detto di sì, il sindaco avrebbe nominato Matteo Penzo in giunta, altrimenti FdI avrebbe fatto un altro nome. Nessuna parola al momento da Armelao («parlerò solo quando sarà finita»). Dopo il consiglio, una rapida riunione ha sancito il "tutti zitti" almeno fino a lunedì, quando potrebbe arrivare il parere del ministero. Al contrario le minoranze (Pd, M5S e due civiche), hanno chiesto tutte le dimissioni del sindaco, abbandonato l'aula e hanno emesso un comunicato congiunto in cui definiscono la maggioranza «a fine corsa» facendo sfumare anche la prospettiva di un "rinforzo" all'attuale sindaco.