MOGLIANO - Ha dormito per giorni sulle panchine dei parchi, sui pavimenti, in treni stipati di profughi in fuga e quando finalmente ha potuto riposare a Leopoli in un vero letto ha sentito riaccendersi, per la prima volta, la speranza di tornare a casa, in Italia. È iniziata il 20 febbraio scorso l'odissea in Ucraina di Volodymyr Grygorovych Znameroskyy, guida turistica 56enne di Mogliano (Treviso); un viaggio che si concluderà martedì 5 aprile al mattino quando potrà riabbracciare la moglie e i due figli piccoli. «Finalmente sto per tornare alla mia vita di prima - dice - e all'affetto della mia famiglia». Volodymyr stamane ha potuto superare la frontiera che separa l'Ucraina dalla Polonia grazie all'aiuto dei volontari di Mediterranea Saving Humans, che hanno avviato da giorni con alcuni van un "ponte" per trasportare donne e bambini lontano dalle bombe, e dell'ambasciatore italiano Pier Francesco Zazo.
La storia dell'uomo è uno dei tanti paradossi di questa guerra: era arrivato il 20 febbraio a Kiev in aereo per seppellire il padre. «Mi hanno bloccato perché ho la doppia cittadinanza, ucraina e italiana - racconta mentre viaggia verso casa a fianco di Danny Castiglione, capomissione di Mediterranea - ma la legge ucraina non considera la seconda cittadinanza e quindi quando è cominciata la guerra il 24 febbraio avrei dovuto presentarmi in commissariato per arruolarmi». L'attacco russo coglie Volodymyr totalmente alla sprovvista: «ero partito con un volo low cost, con un piccolo zainetto, vestito da funerale con camicia e pantaloni neri - ricorda - sicuro di restare a Kiev solo un paio di giorni. In realtà non ho capito subito che era cominciata una guerra, mi ero accorto di qualche esplosione ma pensavo finisse tutto qui». Invece dopo poche ore il governo ucraino promulga la legge marziale e obbliga tutti gli uomini a imbracciare le armi. L'uomo comincia a muoversi con la macchina che aveva noleggiato verso la frontiera, passando per Leopoli.